E lo farà presumibilmente anche se i 380 milioni di euro offerti da Cin non corrispondono a quanto Banca Profilo aveva valutato la compagnia per conto del Mse. Cin infatti si è detta disponibile a versare in contanti subito solo 200 milioni di tale cifra mentre il resto verrà pagato in tre rate da 60 milioni ciascuna solo dopo che verranno erogati i contributi pubblici (72 milioni annui per otto anni). E più precisamente al terzo, sesto e ottavo anno di sovvenzione statale. Per Compagnia italiana di navigazione infatti Tirrenia senza i contributi pubblici varrebbe appunto soltanto 200 milioni. E proprio nel timore che la Commissione europea prima o poi li blocchi in quanto aiuti di Stato il consorzio fra Marinvest, Moby e Grimaldi mette sul piatto adesso solo la cifra già detta. D’Andrea per la verità di fronte a questa proposta aveva in un primo tempo storto la bocca e prorogato i termini di adesione alla gara nella speranza di trovare altri competitor. Ora però sembra intenzionato ad accettare l’unica offerta disponibile.
Il piano industriale sottoposto da Cin a D'Andrea prevederebbe il mantenimento di tutte le linee di navigazione attuali, attraverso una flotta di 13 traghetti passeggeri e merci e 5 navi da carico merci, con l'impegno di farsi carico di tutto i circa 1.400 dipendenti. Per quello che riguarda i termini finanziari dell’operazione Cin contribuirebbe con sua liquidità per il 20%, mentre il restante 80% verrebbe fornito mediante un prestito di Banca Imi e Unicredit. Rimane intanto in piedi la gara per asegnare un altro pezzo della Tirrenia, quello costituito dalla sua controllata siciliana Siremar. Qui la competizione è per ora fra Ustica Lines e Compagnia delle isole, società controllata da Mediterranea holding. Ma un esposto dell'associazione Nuovi consumatori europei all'Autorità garante per la concorrenza ha congelato tutto.
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