Gazzetta del Sud - Max Passalacqua
Il "pasticcio" del calcolo
delle percentuali di voti riportate dai vari candidati sindaco in
Sicilia, con l'Ufficio elettorale dell'assessorato regionale delle
Autonomie locali che ha prima sconfessato i conteggi effettuati dai
Comuni salvo poi fare marcia indietro e confermare i risultati emersi in
nottata (corrette dunque le percentuali già attribuite, per esempio il
47 per cento di Leoluca Orlando a Palermo, e quattro sindaci eletti al
primo turno e non costretti al ballottaggio), è il risultato di
un'incongruenza nel cosiddetto "combinato disposto", ovvero del
conflitto tra la nuova legge elettorale, la n. 6 del 2011, e la
"vecchia" L.R. 35/97 che è stata modificata in alcune parti.
In
termini semplici, l'innovazione della norma del 2011 consiste nella
scomparsa del cosiddetto «voto di trascinamento», che permetteva al
candidato sindaco (anche qualora la sua casella nella scheda elettorale
non fosse barrata) di ricevere sempre il voto delle liste a lui
collegate. Con il nuovo sistema, questo tipo di voto non è più valido
per il sindaco: valgono quindi solo le effettive preferenze espresse
barrando il nome del candidato prescelto, mentre i voti dati barrando
solo la lista valgono esclusivamente ai fini dell'attribuzione dei seggi
in Consiglio comunale.
Il problema è che il sistema di calcolo delle
percentuali introdotto dall'art. 4, comma 3 della 35/97 (per il quale
il totale dei voti validi è comprensivo sia di quelli per il sindaco che
di quelli di lista, abbassando le percentuali dei candidati) è rimasto
in piedi; almeno formalmente, perché in realtà si basava sull'assunto
che ogni voto valido fosse automaticamente un voto a un candidato
sindaco (per effetto del collegamento tra lo stesso e le liste che lo
sostengono).
Cadendo questo collegamento, quella per il sindaco e
quella per il Consiglio comunale diventano dunque due votazioni
separate, che non si possono considerare insieme per calcolare un
"quorum". Sarebbe come conteggiare insieme due schede di colore diverso
(e probabilmente la doppia scheda sarebbe stata la soluzione migliore).
Un
calcolo del genere porterebbe intanto a un "assurdo" dal punto di vista
matematico, perché avremmo una somma delle percentuali di tutti i
candidati sindaco inferiore a 100.
Inoltre, si potrebbero configurare
delle situazioni-limite paradossali, come il caso della scheda votata
barrando solo una lista e che, ai fini del numero dei voti validi sul
quale calcolare le percentuali dei vari candidati sindaco, andrebbe
computata – e non risulta sia stato fatto – due volte: come voto valido
di lista e come voto (valido) per il sindaco!
Infatti, un'altra
discrasia che è emersa riguarda proprio le schede bianche, che secondo
l'Ufficio elettorale della Regione vanno ricomprese tra i voti validi, a
differenza delle nulle: peccato che lo stesso assessorato regionale
delle Autonomie locali abbia diffuso prima di questa tornata elettorale
una circolare (la n. 6 del 12 marzo 2012) nella quale definisce i voti
validi come «il totale degli elettori che si sono recati alle urne meno
le schede bianche e le schede nulle»...
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