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lunedì 17 dicembre 2012

PRIMARIE PD, RENZIANI AI NASTRI DI PARTENZA


Primarie Pd. In Sicilia, come altrove. Dovranno essere designati i candidati alle politiche, Camera dei deputati e Senato della Repubblica. Ci sono regole statutarie da rispettare – limiti per le ricandidature (deputati regionali, presidenti di provincia,  e le “pendenze” giudiziarie – e regole inerenti la consultazione di primo livello. Tutti coloro che dichiarano di aderire al Partito democratico potranno liberamente esprimere la loro preferenza. Nessuna restrizione di alcun tipo. Ma non tutti coloro che lo vogliono, possono candidarsi. L’elettorato attivo è open, quello passivo deve passare attraverso il filtro delle segreterie, provinciali e regionali.
C’è anche un pacchetto di candidature che saranno espresse dalla segreteria nazionale, 20 per cento, a quanto pare, forse qualcosa in più. Per il resto è “free” e vinca il migliore.
La scelta dei democratici va apprezzata: una competizione “interna” è una scommessa forte: instaura inevitabilmente un clima di antagonismo, talvolta esasperato, e lascia code velenose che potrebbero arrecare danni, d’immagine ed altro, nel partito quando c’è da vedersela con gli avversari nelle consultazioni vere e proprie.
L’esperienza recente, la scelta del candidato premier, ha incoraggiato i dirigenti del Pd a proseguire nella loro strada, incentivando la partecipazione (e di fatto sono gli unici ad averla intrapresa, alla luce del sole, con tutto il rispetto per gli attivisti del M5S). I cinque candidati che si sono misurati hanno dato prova di fair play, senza tuttavia rinunciare a manifestare le loro ragioni ed esprimere le loro critiche, talvolta aspre. Matteo Renzi, il competitor più forte, ha perso “vincendo”. La conquista del 40 per cento dei suffragi è un successo ragguardevole per chi non controlla in alcun modo l’apparato. E’ presumibile, dunque, che i consensi siano arrivati a Renzi dall’esterno ed abbiano, in qualche modo, contribuito ad avvicinare il Pd all’elettorato italiano, traendone benefici notevoli nelle intenzioni di voto.
E uguale fair play sarà tenuto dalle centinaia di candidati che si misureranno a fine anno? La scommessa è proprio questa, e fare l’impresa – hanno deciso nel Pd – è nelle corde del partito.
La febbre delle primarie in Sicilia non è ancora arrivata. I renziani hanno già convocato una convention, e presumibilmente saranno presto imitati dalle altre aree politiche. Niente a che vedere con le primarie per la leadership: saranno iniziative individuali, di correnti, gruppi di militanti. Le primarie del 29-30 dicembre non decidono solo le candidature ma l’ordine di presentazione in lista dei candidati. Non basta entrare nel novero dei candidati, ma occorre entrarci bene, altrimenti sarà una candidature di bandiera. Chi sta in coda, sa bene di non potere aspirare all’elezione, chi capeggia la lista, invece, potrà andarsene in vacanza, ed al ritorno trovare il posto assegnato in Parlamento. Il Porcellum, insomma, impone la sua legge.
Pierluigi Bersani punta sui volti nuovi, ma non vuole rottamare la classe dirigente del suo partito. Vedremo da quale parte penderà la bilancia. Saranno avvantaggiati amministratori locali, sindacalisti, professionisti a contatto con la gente: è favorito chi ha un’immagine, un nome. Gli uscenti, nominati nel 2008, dovranno passare l’esame: se hanno mantenuto il legame con l’elettorato di riferimento, avranno chance di successo, altrimenti – com’è giusto – resteranno a casa. Presto avremo notizie di Enzo Bianco, Beppe Lumia, Angelo Capodicasa, Mirello Crisafulli, tanto per citare i nomi ricorrenti. In Sicilia alle Regionali si sono verificate bocciature impreviste. Le politiche possono costituire un esame di riparazione a portata di mano. Si fanno alcuni nomi: due ex deputati regionali, Pino Apprendi e Davide Faraone (candidato sindaco di Palermo alle primarie) a Palermo. Roberto De Benedictis a Siracusa.
E’ prevedibile che ci sia una presenza nutrita di amministratori locali. Se hanno lavorato bene, diventano candidati temibilissimi.
La macchina organizzativa non si è ancora messa in moto. Da Roma sono appena arrivate le prime indicazioni. E in Sicilia l’apparato si gode le consuete turbolenze.

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