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giovedì 13 giugno 2013

AN RINASCE IN SICILIA? FORMICA, VINCIULLO, NANIA, GRANATA…

Fli c’è ancora? E Carmelo Briguglio, Fabio Granata, Italo Bocchino? Che fine ha fatto Gianfranco Fini? Benedetto Della Vedova, ex radicale, finiano di ferro, ala liberal della pattuglia An post-Fiuggi, ha fatto una breve comparsata in tv, sul dopo-amministrative, ed hanno scritto, in “calce”: Fli. Significa, dunque, che il partito, nato da una costola di An, a sua volta costola del Pdl, esiste. Solo che si sono perse le tracce.
Cercare la destra del centrodestra è diventata un’impresa. Siamo ai titoli di coda o è una diaspora ricomponibile? Alla vigilia delle amministrative c’è stata una levata di scuti anti-Pdl in Sicilia, da parte degli ex An. Niente a che vedere con l’ala finiana, sorprendentemente. La folata di libeccio è arrivata da Messina, grazie a Formica e Nania, e da Siracusa, per merito del “ribelle” Vinciullo, che non ha accettato i diktat della “zarina”, Stefania Prestigiacomo, king-maker (sconfitta) di Edy Bandiera, Udc, ex presidente del Consiglio comunale aretuseo, candidato sindaco (perdente) nella cittadina aretusea.
Carmelo Briguglio e Fabio Granata, i due body-guard di Gianfranco Fini, sono rimasti a guardare, smarriti dalla tracimazione finiana. Gli ex An riconoscibili, ma assai sbiaditi – secondo l’area post-Fiuggi vicina a Gianfranco Fini, sono Altero Matteoli, Gasparri e Renata Polverini. Una visibilità pagata a caro prezzo. Berlusconizzati, dicono i finiani, fino al midollo, e perciò stessi incapaci di rappresentare il futuro.
Allora avrebbe avuto ragione, tutto sommato, Ignazio La Russa, che con Giorgia Melloni, si sono separati consensualmente. Ignazio ha convinto il Cavaliere che era la soluzione migliore: amici come prima, sanguis unus caro una, ma per conto proprio, così da raccogliere i consensi dei camerati, altrimenti irrimediabilmente dispersi.
E Francesco Storace? Se Sparta piange, Atene non ride. Tutt’altro: l’ex presidente della Regione Lazio ha perduto Daniela Santanchè e il carisma. In Sicilia conserva, intatto, Nello Musumeci, che – come tutti sanno – vive di luce propria e non deve niente a nessuno, semmai è il contrario.
Qualche inguaribile ottimista, dopo un censimento dei delusi, degli arrabbiati, duri e puri, finiani e deberlusconizzati, crede che si possa rinascere sotto il vessillo di Alleanza Nazionale. Una nuova Fiuggi, insomma, dentro tutti quanti, da Ignazio La Russa e Giorgia Meloni a Gianfranco Fini, Fabio Granata, Renata Polverini, Briguglio, Francesco Storace, Formica e Vinciullo, per citare i nomi più prossimi. Gasparri e Matteoli sono ormai perduti per sempre, ma non si sa mai.
Ma si tratta solo di una mozione degli affetti piuttosto che di un possibile percorso. La nuova An dovrebbe avere a che fare con Silvio Berlusconi, accontentarsi del ruolo di dependance, sempre e comunque.
La sconfitta a Roma di Gianni Alemanno è stata vissuta come la fine della destra. Un’autentica catastrofe dopo il flop di Francesco Storace. Ha prostrato i berluscones ex An, ma non al punto da consigliare loro di prendere cappello e lasciare il Cavaliere. In più c’è il tesoretto ex Msi, ex An ancora nel forziere, con gli immobili e i dividendi: il possesso senza la proprietà e la diaspora sono un problema, ma c’è la deterrenza che la cospicua fortuna assegna ai titolari, della quale si deve pur tenere conto. Una questione che riguarda Fini, La Russa, Gasparri e pochi altri.
Piuttosto, è la diaspora siciliana che incuriosisce: Formica, Vinciullo, Nania, Granata, Briguglio, potrebbero fare di necessità virtù e ritrovare le ragioni per stare sotto lo stesso tetto. Sono stati trattati malamente dai forzisti del Pdl: o si ritirano a vita privata o fanno qualcosa di nuovo. Anzi, d’antico. Sempre che Nello Musumeci sia disposto a fare da chioccia. Certo, anche lui non è che debba ringraziare alcuno: la sua campagna elettorale è stata devastata proprio dai forzisti e la sua leadership a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, viene, di fatto, contesa da Francesco Cascio, ex presidente dell’Ars.
È una partita da giocare, ma il tavolo non c’è ancora. La Sicilia, però, è foriera di novità, come ognun sa.

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