Dopo i
rilievi e le verifiche effettuate gli inquirenti sembrano avere ben pochi dubbi
sulla matrice dolosa dell’incendio che, potrebbe essere stato generato, dal
versamento di benzina e/o altro liquido infiammabile sulla parte superiore del
mezzo.
Pochi dubbi, non solo sulla
matrice dolosa, ma anche su chi si intendesse colpire, ha anche il sindaco di
Lipari, Marco Giorgianni, che sino a prima di diventare primo cittadino
collaborava con l’impresa di famiglia. Da noi, raggiunto telefonicamente a
Roma, città per la quale è partito stamani, è stato lapidario. “Sono
sicuro -ci ha detto- che ne io ne la mia famiglia abbiamo nemici nel settore
commerciale”.
Una frase secca che lascia davvero poco spazio alle
interpretazioni e che indirizza chiaramente verso una matrice legata alla sua
attività politica.
La stessa frase, presumibilmente con l’aggiunta di qualche
particolare in più, che comunque resta “top secret”, il primo cittadino
l’avrebbe profferita davanti ai carabinieri che lo hanno ascoltato, subito dopo
che il rogo era stato domato, nell’ufficio dell’attività commerciale.
Un
“interrogatorio” tendente a sapere se era stato fatto oggetto o
meno minacce e per acquisire eventuali
altri elementi che possano condurre all’identificazione dell’eventuale/i piromane/i. Un “interrogatorio” di
rito che, seppure in momenti diversi, dovrebbe aver interessato anche gli altri
componenti la società.
Per tornare alla cronaca dobbiamo evidenziare come i
danni al mezzo siano ingenti ma che sarebbero potuti essere ben più gravi senza
il tempestivo intervento dei vigili del fuoco in servizio al distaccamento di
Lipari (caposquadra Salvatore Pannuccio; vigili Santi Cataliotti, Maurizio Ferrara, Nunzio Giuffrè, Nicola
Bombaci)
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