Non è la prima volta che apprendiamo dalla stampa online delle indicazioni fornite dal ragioniere capo del Comune di Lipari, Francesco Subba, ai consiglieri comunali piuttosto che al Sindaco e agli altri componenti della sua stessa amministrazione.
Nell’apprezzare lo sforzo in materia di trasparenza posto in essere dal ragioniere capo o da chi ritiene di rendere pubbliche tali comunicazioni che, probabilmente, a differenza di tante altre potrebbero anche rimanere riservate agli effettivi destinatari delle missive, appare opportuno formulare alcune riflessioni.
Innanzitutto, appaiono del tutto evidenti i motivi alla base di tali comunicazioni e, probabilmente, molti di noi nei panni del Ragioniere Capo, consci del gravame di responsabilità che rivestire tale ruolo comporta, agirebbero allo stesso modo.
In secondo luogo, appare evidente che le segnalazioni del ragioniere capo siano esclusivamente dettate dall’esigenza di far quadrare il bilancio da una parte e di garantire il cash flow dell’Ente dall’altra. Esigenze sacrosante, non fosse altro che la prima delle due, per il 2012 e il 2103, ha comportato e sta comportando – causa dei tagli ai trasferimenti statali e regionali e nonostante l’impegno assunto dell’Amministrazione a valutarne una revisione - un aumento spropositato della tassazione a scapito delle imprese e dei cittadini. E mi permetto di citare prima le imprese anche perché, dati alla mano queste, ad esempio, nel 2013 sono state costrette a ridurre il proprio numero di impiegati rispetto al 2012: -5,5% sul totale, con un -5,8% del determinato e un -3,9% dell’indeterminato (dati ISTAT-Federalberghi); creando quindi, loro malgrado, un danno ai cittadini stessi.
La seconda esigenza (quella di riequilibrare il flusso di cassa) subisce, inevitabilmente, le pesanti conseguenze dettate dalla prima. Ci troviamo, pertanto, in un pericoloso circolo vizioso: per far quadrare il bilancio si decide di aumentare le tasse che poi imprese e cittadini non riescono a pagare per tempo, per cui ci si ritrova con un problema di cassa. E qual’è la riposta che ci viene fornita? Eliminiamo o riduciamo drasticamente la possibilità di rateizzare, procediamo con le ingiunzioni di pagamento in modo da incassare più rapidamente ed evitare una crisi di cassa all’Ente. Anticipiamo la fatturazione di certi servizi.
Tutto ciò non farebbe una piega se dall’altra parte ci fossero aziende e cittadini nelle condizioni di poter pagare. Ma è ormai sin troppo evidente che, soprattutto nel caso di molte aziende, così non è. Infatti, nessuno avrebbe rischiato un avviso di accertamento che all’indomani ha visto aumentare il proprio debito nei confronti dell’Ente di un ulteriore 30%. Come nessuno rischierebbe un’ipoteca che poi si concretizza automaticamente con una drastica riduzione del proprio margine di manovra con gli istituti di credito.
E allora, anziché leggere e subire esclusivamente prescrizioni sul quanto e sul come incassare più rapidamente (dai cittadini o dai visitatori), ci piacerebbe che, almeno in egual misura, potessimo leggere di analisi e di indicazioni sul come ridurre i costi della pubblica amministrazione e dei servizi che da questa vengono direttamente e indirettamente forniti alla collettività.
Federalberghi Isole Minori della Sicilia
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