Le fibrillazioni dell’Udc tengono sulla corda il governatore. “Non sono mai contenti”, ha commentato qualche giorno fa Crocetta, quando ha saputo dell’ultima levata di scudi. Ora l’Udc denuncia di non stata tenuta in considerazione sulla finanziaria, e di leggere perciò sui giornali quel che il governo propone. Qualche giorno fa, invero, il governatore ha raccontato ad alcuni cronisti i suoi guai: ci vogliono 350 milioni per pagare i precari e vanno trovati. Siccome la coperta è corta, bisogna togliere soldi da una parte per darli ad un’altra. Quando si posta una somma, nessuno se la prende più di tanto, ma se si toglie un auro succede la fine del mondo. Questo spiega, in parte (le fibrillazioni dell’Udc stanno diventando “strutturali”), le ragioni del malessere Udc, cui viene addebitato, ormai in modo plateale, l’intenzione di imbarcare il Nuovo Centrodestra in giunta di governo, in Sicilia. Un disegno che attraversa lo Stretto per offrire al patto romano di governo il carattere di indirizzo politico.
Il partito di Casini a Roma è una barchetta che attraversa l’oceano ed ha bisogno di una cima. Nel codice di navigazione questa operazione si paga cara, ma l’Udc non ha scelta. L’alleanza alfaniana, perorata in Sicilia, serve a ricostruire il centro (ma prepara il passaggio al centrodestra). La storia è vecchia: Casini va bene Alfano, non Berlusconi. Ma Alfano in prospettiva vede Berlusconi come naturale alleato, non solo Casini.
Rimpasto, dunque. E nuova maggioranza? Difficile. Rimpasto, invece possibile, è un treno al quale Lupo e il Pd siciliano si agganciano, forti del risultato delle primarie, che in Sicilia hanno ribaltato il verdetto dei congressi provinciali. Matteo Renzi non ne sa niente, ma i renziani scalpitano. Lo stand by degli assessori non è lungo, ma tenace, questo sì. Beppe Lupo starebbe per lasciare la segretaria regionale ed è in prima fila.
La finanziaria si prende il cuore e la testa di Crocetta, perché i soldi non certo per l’Udc, che in giunta può contare su una rappresentanza robusta, tecnici in grado di esprimere valutazioni sulla finanziaria in sede di elaborazione. Il “tavolo” del confronto fra partiti, in verità, è un rito che mostra la corda specie in un clima di austerity così rigoroso. Politichese, tutto sommato. Ai partiti dovrebbero spettare le linee guida, gli indirizzi. Ma non ci si rassegna ai tavoli, così come a sedie, sedioline e poltrone.
Il partito di Casini a Roma è una barchetta che attraversa l’oceano ed ha bisogno di una cima. Nel codice di navigazione questa operazione si paga cara, ma l’Udc non ha scelta. L’alleanza alfaniana, perorata in Sicilia, serve a ricostruire il centro (ma prepara il passaggio al centrodestra). La storia è vecchia: Casini va bene Alfano, non Berlusconi. Ma Alfano in prospettiva vede Berlusconi come naturale alleato, non solo Casini.
Rimpasto, dunque. E nuova maggioranza? Difficile. Rimpasto, invece possibile, è un treno al quale Lupo e il Pd siciliano si agganciano, forti del risultato delle primarie, che in Sicilia hanno ribaltato il verdetto dei congressi provinciali. Matteo Renzi non ne sa niente, ma i renziani scalpitano. Lo stand by degli assessori non è lungo, ma tenace, questo sì. Beppe Lupo starebbe per lasciare la segretaria regionale ed è in prima fila.
La finanziaria si prende il cuore e la testa di Crocetta, perché i soldi non certo per l’Udc, che in giunta può contare su una rappresentanza robusta, tecnici in grado di esprimere valutazioni sulla finanziaria in sede di elaborazione. Il “tavolo” del confronto fra partiti, in verità, è un rito che mostra la corda specie in un clima di austerity così rigoroso. Politichese, tutto sommato. Ai partiti dovrebbero spettare le linee guida, gli indirizzi. Ma non ci si rassegna ai tavoli, così come a sedie, sedioline e poltrone.
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