Giunti alla fine dell’anno si dovrebbe nel nostro Comune parlare di turismo e conoscere la programmazione fatta per la prossima stagione turistica. Ma tutto tace, ed il silenzio purtroppo non è un buon segno.
Altrettanto succede per il Distretto Turistico degli Arcipelaghi di Sicilia dove noi soci siamo all’oscuro di tutto
Insisto nel dire che il problema da affrontare è quello del tipo di turismo che si vuole perseguire nel nostro comprensorio. Purtroppo la mancanza di un “Piano di sviluppo turistico” che ci consenta di capire e decidere quale tipo di turismo e di sviluppo economico dobbiamo assegnare alle nostre isole, ci porta a seguire strade diverse spesso contrastanti e con strategie di marketing personalizzate.
Il risultato è paradossalmente scontato: tutti abbiamo ragione e torto nello stesso istante.
“Il Piano di sviluppo turistico” è uno strumento indispensabile per indirizzare ogni scelta ed evitare quanto succede, ovvero caos in ogni settore.
Uno strumento che doveva essere propedeutico per la redazione del Piano Territoriale Paesistico e per il Piano Regolatore Generale e che, in mancanza , ha generato confusione tra lo strumento di pianificazione ambientale e quello di pianificazione urbanistica con la consequenziale perdita della nostra “originalità locale”, e quindi dell’identità turistica che, come ha ricordato il Presidente dei Direttori di Albergo della Sardegna Felice D’Ambra, persona sicuramente di grande professionalità ed esperienza nel campo del turismo, con grande sforzi di promozione in Italia ed all’Estero siamo riusciti negli anni 80-90 a far diventare le Isole Eolie un dei centri turistici più rinomati nel Bacino del Mediterraneo.
Oggi se vogliamo salvare il salvabile, per arginare una crisi galoppante che sta inevitabilmente investendo anche le Eolie dobbiamo proporci in modo imprenditoriale, effettuando necessariamente una scelta sul tipo di turismo che vogliamo attuare per essere competitivi sul mercato nazionale ed internazionale.
Il turismo nel nostro Comune ha bisogno di maggiore attenzione e di una più responsabile pianificazione istituzionale, anche per contrastare la politica di impoverimento della nostra immagine e della nostra economia posta in essere in modo aggressivo da forze esterne all’isola per ridurci al ruolo di cenerentola nella costellazione del turismo siciliano.
Lo Stato e la Regione, non a caso, si stanno spogliando progressivamente di tutto. Bisogna quindi reagire urgentemente ed energicamente. E’ tempo che l’Amministrazione Comunale faccia un salto di qualità per ridiventare protagonista, come tutti auspichiamo. E’ chiaro che non possiamo volere tutto ed il contrario di tutto. Non possiamo, ad esempio, contestare gli arrivi di massa con i barconi e nello stesso tempo operare affinchè ne arrivino sempre di più senza predisporre i servizi necessari; parlare di destagionalizzazione quando viene sottratto il Palazzo dei Congressi al segmento della congressistica e lo Stabilimento di San Calogero al termalismo; favorire il turismo giovanile per poi costruire alberghi a quattro e cinque stelle anziché ostelli e discoteche ; consentire che il centro storico di Lipari diventi una Kasbah dove tutto è consentito, è così via.
E’ chiaro che in ogni caso i punti di riferimento per il nostro modello di sviluppo debbono essere territori similari, ovvero le isole del Mediterraneo. Non trovo quindi scandaloso fare riferimento a Capri, che ha 100 anni di esperienza nel settore, tant’è che occupa un posto di primo piano nel turismo mondiale.
Certamente non possiamo raffrontarci con località come Rimini, Riccione, Porto Cervo o Ganzirri.
A mio giudizio le Eolie sono fatte per un turismo raccolto, attento capace di silenzio; sono fatte per un’esperienza interiore profonda di incomparabili incontri con la natura, la storia, l’arte. La loro dimensione
fisica non consente i grandi numeri, non è compatibile con le grandi masse. Il migliore utilizzo della “risorsa Turismo", nelle nostre isole consiste nella qualificazione dello stesso e nella tutela del territorio.
Una terra così bella come la nostra deve contare su un turismo di qualità per tutto l’anno. E’ invece deve accontentarsi di una stagionalità turistica breve che non è in grado di generare sviluppo, crescita ed occupazione. Bisogna riacquistare la “cultura dell’accoglienza”.
Aldo Natoli
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