Gentile direttore,
Le chiedo la possibilità di poter
pubblicare anche la mia esperienza riguardo la malasanità dell’ospedale di
Lipari, per affermare quanto dichiarato dalla sig.ra Mandarano e Saltalamacchia
.
Mia madre è stata operata al
cuore due anni fa all’ospedale Papardo di Messina, (by pass e cambio valvola
aortica), la degenza è stata lunga ma mia madre nel giro di sei mesi si è ripresa è tutto procedeva bene; l’unica
conseguenza dell’operazione(che tra l’altro mi era stata già anticipata dai
medici del Papardo prima ancora dell’operazione), è stata che mia mamma
soffrendo di insufficienza renale cronica sarebbe entrata in dialisi subito
dopo l’operazione. Difatti così è stato.
Trisettimanalmente mia mamma si
recava all’ospedale di Lipari per sottoporsi alle sedute di dialisi, per il
primo anno tutto sembrava procedere bene, ma nel mese di Settembre 2013 cominciò ad accusare i primi problemi:
difficoltà nel dializzare e affanno.
I medici del reparto dialisi di
Lipari, dopo varie sedute di dialisi non procedute nella maniera più consona e
non capendo come comportarsi, decidono
di trasferirla al reparto dialisi di Milazzo; qui i medici decidono di farle un
piccolo intervento, cambiando il catetere venoso con il quale mia mamma si
sottoponeva alle sedute di dialisi, in quanto a detta dei medici non era più
funzionante (solo dopo un anno e mezzo!!!).
Tornata a fare dialisi
all’ospedale di Lipari, per qualche mese è proceduto bene, dopodiché si sono
presentati nuovamente gli stessi problemi: difficoltà nel dializzare e affanno.
Anche stavolta i medici del
reparto dialisi di Lipari vogliono trasferire mia mamma a Milazzo per cambiare
per l’ennesima volta il catetere venoso, allorchè io mi allarmo e mi lamento
dicendo che non è possibile che mia mamma sia l’unica paziente a dover cambiare
il catetere ogni due mesi quando tutti gli altri pazienti dializzati lo tengono
per anni.
Sta di fatto che mia mamma
insieme a mio padre si recano a Milazzo (a loro spese) per cercare di capire
come bisognava procedere. Qui i medici dopo una seduta di dialisi, la mandano
nuovamente a casa dicendo che per loro il catetere venoso funzionava e che mia
mamma dializzava bene. Oltre al danno pure la beffa: non solo mia mamma si reca
inutilmente all’ospedale di Milazzo, rimane anche bloccata una notte lì per le
condizioni meteo marine avverse.
Inutile soffermarmi sul fatto che
io e mio marito abbiamo litigato con i
medici del reparto dialisi di Lipari che gli hanno fatto fare ad una persona
che stava poco bene un inutile viaggio.
Quindi i medici di Lipari decidono
di cambiare la terapia intradialitica e
domiciliare. Le fanno diverse analisi del sangue, ECG, visite cardiologiche
etc. e mi dicevano stai tranquilla sua mamma non ha nulla sta bene, i valori
sono nella norma. Ma mia mamma continuava a stare male a non dializzare bene e
ad avere sempre l’affanno. Così i medici del reparto dialisi di Lipari,
decidono di ricoverare mia mamma al
reparto medicina dell’ospedale di Lipari per tenerla in osservazione, ma tutti
i valori risultavano nella norma l’unico nuovo dato emerso è che c’era la
valvola mitralica che non funzionava più bene(di grado moderato) e non severo
per cui decidono di dimetterla e continuare nuovamente con più sedute di
dialisi. Tra l’altro anche il personale medico e infermieristico del pronto
soccorso non aveva dato le giuste valutazioni ai malesseri di mia mamma dicendo
che tutti i valori erano nella norma e dimettendola puntualmente ogni volta.
Ma a nulla tutto ciò è valso
perché mia mamma ha smesso di respirare dopo qualche giorno, nell’incredulità mia
e di tutte le persone che le volevano bene. Nessun medico ha capito che si
doveva intervenire nella maniera più celere e cioè trasferirla in un ospedale
nel reparto di cardiochirurgia e sottoporla a un intervento cardiaco, mi hanno
solo comunicato la diagnosi senza capirne la gravità e le conseguenze a cui
sarebbe andata incontro.
Mia mamma adesso non c’è più e
(almeno spero), ha smesso di soffrire. Purtroppo non ha avuto la fortuna di
godersi l’ultimo nipotino arrivato solo quindici giorni prima che lei smettesse
di respirare.
Spero che nessun’altro/a possa
passare ciò che ho vissuto io, ma vivo nella speranza che prima o poi
l’ospedale di Lipari venga migliorato con strutture moderne ma soprattutto con
medici competenti in grado di valutare e capire le diagnosi, poiché a poco o a
nulla vale avere una tale struttura e affinché nessun altra vita debba lasciare
questo mondo in questa maniera.
Piera Biviano
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