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lunedì 28 luglio 2014

"La mia drammatica esperienza all'ospedale di Lipari". Ci scrive la signora Caterina Saltalamacchia che plaude al coraggio della signora Mandarano


Caro direttore, 
scrivo in replica alle due lettere riguardanti l'ospedale di Lipari.
Desidero raccontare la mia esperienza, con la premessa che condivido pienamente il disappunto espresso dalla signora Bartolina Mandarano. 
Era il mese il mese di Novembre 2008, quando mia madre fu ricoverata al reparto chirurgia dell'ospedale di Lipari a causa di una grave ernia addominale. Necessitava di essere sottoposta ad un intervento per laparocele, una banalissima operazione a detta del personale medico. La situazione clinica di mia madre era a mio parere più delicata di quanto credessero i medici, perciò, il mio desiderio era quello di trasferirla in un ospedale più attrezzato in caso di complicazioni post-operatorie. Alla mia richiesta il personale medico replicò, sardonico, che era il caso di smetterla con certe esagerazioni e mi dissero: "se desidera trasferire sua madre, può farlo di sua iniziativa, l'ospedale non si assumerà nessuna responsabilità". Inutile dilungarsi sul periodo pre-operatorio, ogni mio intervento è stato vano. 
Arrivata la mattina dell'intervento attesi per circa due ore fuori dalla sala operatoria, nella speranza di avere qualche notizia, quando finalmente vidi uscire parte dell'equipe medica dalla sala operatoria. Dapprima uscì il primario del reparto chirurgia e subito dopo l'aiuto chirurgo. Il primo era intento ad avviarsi verso le scale, quando lo rincorsi per chiedere informazioni circa l'intervento, mi rispose, indifferente: "tutto bene, dobbiamo solo aspettare". Speravo di essere tranquillizzata ulteriormente, quindi, non contenta della sua risposta chiesi informazioni anche anche al secondo, che rispose, visibilmente infastidito: "ha già risposto il primario, non deve sapere altro". 
Portata mia madre al reparto, tutto sembrava procedere per il meglio. Del chirurgo che l'aveva operata neanche l'ombra, il suo turno terminava alle 14:00, non poteva assolutamente permettersi di fare visita ad una paziente operata la mattina stessa. Intorno alle ore 15:00 mia madre cominciò a contorcersi nel letto ed accusò un di abbassamento di pressione (60 max - 40 min). Decisi di rivolgermi al personale medico di turno che, dopo averle fatto una flebo, mi ripose che era tutto perfettamente normale. La situazione continuò a degenerare fino alle 17:00, quando, per l'ultima volta, mi madre parlò e mi chiese di chiamare un infermiere. Mia madre perse conoscenza subito dopo. Solo a questo punto i medici decisero di intervenire, chiamando anche il chirurgo. Non mi fu spiegato cosa stava accadendo, so solo che dopo averle fatto una lastra si accorsero che mia madre aveva un'emorragia interna, decisero quindi di farle una trasfusione. 
Ero nel corridoio, in trepidante attesa, quando uscì un dottore, credo un anestesista, mi disse di punto in bianco: "per sua madre i giorni sono finiti". Successivamente decisero di chiamare l'elisoccorso, per trasferirla all'ospedale Papardo di Messina, era necessario portarla in terapia intensiva. Solo alle 20:00 circa, con un'emorragia ancora in corso, mia madre fu trasferita a Messina in elicottero. I medici di turno all'ospedale Papardo intervenirono immediatamente, ma le condizioni di mia madre erano ormai irrecuperabili. Mi fu detto detto chiaramente che non avrebbe superato la notte. Il cuore di mia madre cessò di battere il giorno successivo. 
Quando tornai all'ospedale di Lipari per chiedere la cartella clinica di mia madre mi fu detto semplicemente era destino che mia madre morisse.
Non ho mai avuto risposte circa ciò che è accaduto, quasi sei anni dopo per me è ancora una ferita aperta. Vorrei solo citare la frase di Eugène Ionesco: "un medico coscienzioso deve morire con il malato se non possono guarire insieme". 
Questo perché ai medici dell'ospedale di Lipari vorrei dire: "forse un giorno sarete voi ad essere i pazienti di qualcuno, vi piacerebbe se la vostra vita venisse trattata con la stessa leggerezza con cui voi trattate quella dei vostri pazienti?" 
Grazie alla signora Bartolina Mandarano che ha avuto il coraggio di portare alla luce parte degli orrori del sistema sanitario di Lipari.

Distinti saluti,
Caterina Saltalamacchia

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