Lettera aperta sui sentieri del Comune di Lipari di Pietro Lo Cascio
Ho letto la lettera inviata da Raimund Rodewald ai consiglieri comunali, quella inviata alla stampa da Piero Roux di Legambiente e, infine, la risposta odierna dell’assessore Corrado Giannò. Tutto il carteggio verte sostanzialmente attorno allo stato della sentieristica di Lipari e all’attenzione che l’amministrazione rivolge a tale risorsa, e ritengo di dovere aggiungere alcune riflessioni sull’argomento.
1) Lo stato attuale. È indubbio che la rete sentieristica, ossia le strade comunali non carrozzabili, sia soggetta da anni a un profondo degrado, particolarmente evidente a Lipari, mentre nelle altre isole l’attività di manutenzione svolta dall’Azienda Foreste Demaniali che gestisce le riserve attenua il problema. Rodewald parla di Vallone Bianco, autentica foiba dell’elettrodomestico e dell’auto usata, ma i sentieri presentabili, o quanto meno praticabili, sono ormai davvero merce rara. Quello tra Chiesa Vecchia e Acquacalda, recuperato dalla precedente amministrazione con modica spesa e su sollecito di Nino Allegrino, giace semisepolto da sterro e materiale di risulta che, pur essendo stato denunciato alla polizia municipale almeno tre anni fa, nessuno si è preso la briga di rimuovere; quello da Alta Pecora a Monte Chirica ospita una jungla che farebbe invidia ai cercatori di caucciù del Brasile; quello da San Salvatore a Monte Guardia è percorribile se si possiede il raro dono della levitazione, unico metodo per superare indenni un’ampia e antica frana che si tuffa in un insidioso vallone sottostante. Mi fermo qui. Devo registrare, però, che proprio a lodevoli iniziative di volontari, come l’Associazione Borgata di Lami, si deve il recupero di importanti sentieri nella zona nord-orientale di Lipari; in questo senso, ha ragione l’assessore Giannò quando spera “che vi siano tanti altri Sig. Portelli”, perché altrimenti non avremmo nemmeno quelli.
2) Quale importanza hanno i sentieri. Purtroppo, e ripeto purtroppo, i sentieri che commemoravo sono indicati nelle guide, proposti da agenzie e tour operator, compresi in circuiti turistici che attirano, come topi in trappola, migliaia di visitatori ogni anno, soprattutto in quei periodi che vanno da marzo a giugno e da settembre a novembre e che amiamo definire “destagionalizzazione”. Questi malcapitati, pur non rientrando nella categoria dei turisti “di lusso”, ovvero ordinando abitualmente a tavola un modico quartino di vino e spostandosi con scarponi e racchette sui bus di linea, costituiscono la principale clientela di alberghi, ristoranti, barche a traffico e quant’altro per lunghi mesi, altrimenti “morti”. La nostra fortuna è che, in prevalenza, provengano da paesi nordici, e dunque usino lamentarsi in lingue quasi sempre incomprensibili; così, non se ne accorge nessuno e siamo tutti felici.
3) L’impegno dell’amministrazione e le occasioni mancate. L’assessore Giannò afferma che l’amministrazione non è affatto disattenta o disinteressata alla materia, portando come esempio il recente incontro avuto con Rodewald. Trascuro il fatto che sia un po’ eccessivo pensare già alla soluzione del problema occupazionale dei lavoratori ex Pumex, dato che nel progetto in questione non sono affatto individuate le misure finanziarie per garantire a lungo termine i lavoratori ma al massimo si fa riferimento a interventi di recupero e valorizzazione (e dunque, a breve termine). Mi chiederei perché l’amministrazione, invece di polemizzare con gli autori del famoso Piano di Gestione del sito Unesco “calato dall’alto”, non abbia approfittato dell’occasione per proporre interventi sulla sentieristica, né abbia formalizzato proposte analoghe in occasione della redazione di altri strumenti di gestione recentemente promossi dalla Regione. Forse, semplicemente, un progetto non ce l’ha, ma con la solita fortuna spunta il Dr. Rodewald e scopriamo di avere sentieri in pessimo stato che necessitano di cure urgenti. Quello che manca oggi sono i soldi. Vorrei però ricordare all’assessore Giannò e alla giunta che durante gli anni scorsi, sotto la dizione “emergenza vulcanica”, prelevavamo tre euro a ogni escursionista diretto ai crateri di Vulcano e di Stromboli, e che gli escursionisti non erano pochi. Si trattava di decine e decine di migliaia di euro all’anno, che sarebbe stato sensato – dato che venivano attinti dalla sentieristica – reinvestire nella sentieristica. Purtroppo nulla ci è dato sapere sulla loro destinazione, ma possiamo escludere con certezza che i sentieri ne abbiano mai beneficiato, fatto salvo un annuale passaggio di ruspa sul sentiero di Vulcano che, nella peggiore delle ipotesi, costava al Comune qualche migliaio di euro. Quali altri interventi ha eseguito l’amministrazione, quando aveva la disponibilità economica per farlo?
4) Conclusioni. Quando l’assessore Giannò parla di “fase embrionale”, lo comprendo. È vero, ma non solo per il progetto Rodewald: direi per tutto ciò che riguarda l’argomento in questione. Forse, allo scadere del mandato elettorale, questa amministrazione avrà maturato la consapevolezza di amministrare, tra le altre cose, anche le proprie strade comunali. Per questo, chiarisco subito come la mia non voglia essere una critica all’istituzione che egli rappresenta; si può infatti criticare qualcuno quando opera, quando c’è, ma l’amministrazione comunale nei sentieri di Lipari non c’è. E condivido l’ottimo motto di Giannò, “il tempo in cui tutto è dovuto ormai non appartiene più a quest’epoca”. È infatti il tempo dei rastrelli e dei decespugliatori dei cittadini, autarchiche soluzioni nelle quali riconosciamo, almeno, una precisa strategia politica per affrontare questo e altri problemi, che si potrebbe sintetizzare in un altro motto: “me ne frego”. Un po’ retrò, ma ancora caro a qualcuno.
Pietro Lo Cascio
consigliere comunale di Sinistra Democratica