(Michele Giacomantonio) Non c’è niente di più sconsiderato e antisociale dell’abusivismo. Dell’abusivismo in genere ma soprattutto di quello edilizio. Non parlo dei piccoli abusi, di una finestra a o della stanzetta in più. Ma parlo dell’abusivismo delle case e magari dei palazzi. Non solo deturpa l’ambiente e distrugge un bene comune quale è il paesaggio ma condiziona prepotentemente la vita degli altri perché impedisce un ordinato sviluppo del territorio. Una stagione di forte abusivismo nelle Eolie si è avuta fra gli anni 60 e gli anni 80 quando si cercava di investire nel turismo nascente costruendo seconde e terze case. Oggi, da più parti si sente dire che ci troviamo di fronte ad una nuova ondata. L’altro giorno un tecnico delle costruzioni mi raccontava come questa pratica si sia evoluta e sia arrivata a livelli di raffinatezza.
Si comincia con le costruzioni virtuali. Che cosa sono? Il proprietario di un terreno iscrive al catasto una costruzione, un rudere, un magazzino, due stanzette dove non esiste niente. Mi dicono che non sia una procedura difficile perché al catasto non controllano. Tu chiedi l’iscrizione e la fanno. Poi, dopo qualche tempo, qualche mese o qualche anno mandi al comune la dichiarazione di inizio lavori per la ristrutturazione di quel rudere o di quella costruzione inesistente. La DIA, si chiama così la dichiarazione di inizio lavori, è uno strumento formidabile perché serve per tagliare i tempi della burocrazia ed affrettare la nascita di nuove attività. Applicata alle costruzioni può avere effetti devastanti perché pretenderebbe che il comune facesse nell’arco di 30 giorni gli accertamenti del caso. Se non riesce in tempo tu puoi cominciare i lavori anche senza autorizzazione del comune cioè il silenzio del comune diventa assenso. E siccome, nello stato comatoso in cui si trova il settore urbanistica a Lipari – sono ormai mesi che non esiste un responsabile, cioè da quando è andato in pensione il geom.Martello - è praticamente impossibile che in 30 giorni scatti la verifica, tu puoi cominciare la costruzione. Quando poi, magari sulla base di una denuncia di un vicino o di un cittadino “dall’esasperato senso civico”, arriva il controllo, il proprietario del fondo oppone al vigile o al carabiniere l’atto catastale. “Costruzione abusiva? Ma se è persino catastata”. Ed il gioco, chiamiamolo così è fatto.
Questa è la storiella, o storiaccia, che ci hanno raccontato. Non vorremmo crederci ma abbiamo paura che sia vero.
Ci aspetteremmo una smentita da parte del Sindaco ma temiamo che non arriverà. Impegnato come è a cercare nuovi assessori per il rimpasto a queste cose è morto e sotterrato. Ma perché non si chiede una verifica su tutto il territorio a cominciare da tante nuove costruzioni sorte, per esempio, in quel di Pirrera un po’ come i funghi?
Per carità saranno tutte legali ma non si sa mai.
A pensare male, diceva un Santo Papa, si fa peccato ma qualche volta si indovina.