(Michele Giacomantonio) In questi giorni a Copenaghen si tiene un vertice mondiale per cercare di trovare un accordo per ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Un compromesso difficile perché quando sembra che finalmente si è trovato l’accordo sulla soglia da non superare nasce il problema ci come le riduzioni vadano distribuite per paese. I più restii fin’ora sono apparsi, Stati Uniti e Cina, che solo recentemente sembrano pervenuti a più miti consigli preoccupati dagli effetti dei danni climatici che cominciano a subire. Ma non è una trattativa facile ed il rischio che il summit si chiuda con un nulla di fatto è dietro l’angolo.
Non è un caso quindi che il messaggio che ogni anno il Papa dedica alla giornata della pace che si celebra l’1 gennaio, questa volta parli della natura. “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” è il tema del documento e quindi della giornata 2010.
Se numerose sono le minacce che incombono sulla pace e sull’autentico sviluppo umano integrale – dice il Papa – non meno preoccupanti solo le minacce originate dalla noncuranza – se non addirittura dall’abuso – nei confronti della terra e dei beni naturali che Dio ha elargito. Citando il nuovo catechismo Benedetto XVI ricorda che “la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio” e quindi la sua salvaguardia diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità. E’ una linea comune agli ultimi pontefici ed infatti il Papa cita sia Paolo VI, sia Giovanni Paolo II. Di Paolo VI ricorda la frase dell’enciclica Octagesima adveniens “ Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, l’uomo rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”.
Come rimanere indifferenti – si chiede il Papa -di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali e via enumerando, senza dimenticare i “profughi ambientali”cioè la gente che deve lasciare la propria terra a causa del degrado dell’ambiente.
Che cosa propone il papa? Certo non spetta a lui stabilire delle politiche specifiche. Può indicare solo una linea di tendenza : “ Saggio è operare – dice Benedetto XVI – una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo. L’umanità ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale accettando un modo di vivere improntato alla sobrietà e alla solidarietà. Solo così l’attuale crisi diventa occasione di discernimento e di nuova progettualità”.
Sobrietà, solidarietà, progettualità: ecco tre valori che speriamo che il Natale sappia riproporre con forza a cominciare dalle nostre famiglie e dalle nostre isole.