Prendendo spunto dalle considerazioni espresse da alcuni degli organizzatori del “1° Meeting tra i giovani e gli anziani di Lipari – Incontrarsi per Capirsi”, al quale purtroppo non ho potuto partecipare in quanto fuori Lipari, ma che ho seguito tramite i media locali ed i social network, mi sorgono alcune riflessioni. Riflessioni che nascono anche da una ormai decennale esperienza nel campo dell’associazionismo giovanile, dal costante “viver con” i bambini ed i ragazzi di questa splendida Isola. Purtroppo è doloroso costatare come la società odierna attraversi un momento di profonda “emergenza”, ed il nostro Arcipelago, ovviamente non si sottrae a quella che è una situazione di generale “disorientamento”. Vivendo a stretto contatto con le nuovissime generazioni non si possono non notare il senso di totale smarrimento e la mancanza di punti di riferimento validi, positivi e propositivi.
Ci troviamo in piena “EMERGENZA EDUCATIVA”, un’emergenza che nel “micro-contesto” eoliano assume caratteri molto particolari a causa di gravi carenze e pesanti “mancanze”. La politica non riesce, o non vuole, intervenire per fare ciò che è necessario, le famiglie si trovano sempre più sole, la scuola non sempre riesce a supplire a quello che dovrebbe essere un lavoro ed un impegno “di rete”. I giovani eoliani appaiono sempre più dimenticati: non si può parlare di apatia, perché purtroppo quello che manca è un contesto ricco di valori positivi; quali sono gli esempi, quali i punti di riferimento dei ragazzi eoliani? E gli adulti… come vedono queste nuove generazioni? Ogni genitore vorrebbe dei figli perfetti e nella stessa misura ogni insegnante vorrebbe degli alunni perfetti, ma secondo quali parametri di riferimento? Come dovrebbero essere questi ragazzi? Brillanti, spigliati, intelligenti, divertenti di successo nella scuola, nello sport, socialmente integrati, eccellenti e tutti dottori o avvocati o ingegneri…
Siamo giunti ad un’emergenza educativa per la mancanza di dialogo, per la mancanza di una “comunità” che accompagni ciascun ragazzo ad affacciarsi alla vita, per la mancanza di continuità generazionale, per l’incapacità di adattamento ai nuovi strumenti di comunicazione. Gli organizzatori del “Meeting” hanno colto nel segno, hanno capito qual è il problema e mi complimento con loro per il coraggio e la determinazione con la quale hanno portato avanti questa iniziativa che spero vivamente possa ripetersi in futuro, magari portandola anche , perché no…, all’interno delle scuole. La mancanza di dialogo, di confronto, di ascolto reciproco che porti ad una negoziazione dei punti di vista e che consenta al giovane di essere portato per mano, di essere stimolato, incoraggiato nell’elaborazione di un proprio, personale, originale “progetto di vita”. Non si possono cambiare i pezzi alle persone, come si fa nei box con le automobili, dovremmo piuttosto valorizzare le peculiarità di ciascuno sottolineando l’unicità dell’individuo per permettergli di fare la sua corsa nella vita; magari non sarà sempre vincente, ma sicuramente manterrà la sua identità.
Oggi, anche nelle nostre isole, prevale la “società del benessere” individuale, che ha distrutto il valore del benessere collettivo concentrandosi sull’egocentrismo e rendendo sempre più soli i giovani.
E’ importante ripartire dalle “famiglie”, che rappresentano la prima “agenzia educativa” e che tante volte vacillano nel loro ruolo genitoriale. La “famiglia” deve tornare a rappresentare “la bussola” capace di tracciare la rotta. Non è facile affiancarsi ai bambini, ai ragazzi, ai giovani con le giuste modalità. I pedagogisti e gli educatori sono le figure più votate a questo compito ma anche le meno ascoltate. Parlare di educazione, di pedagogia sembra dissacrante e fuori moda e i risultati sono sotto gli occhi di tutti… Emergenza educativa, questo è il nome che diamo all’incapacità di educare di tutti gli agenti del settore educativo.
Grazie per l’attenzione,
Samuele Amendola.
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