Il vento sta cambiando nei due Palazzi, D’Orleans e Normanni? Troppo presto per affermarlo, forse anche per fare previsioni, ma quel battage che sta intorno agli annunci e alle buone intenzioni difficilmente potrà essere gettato alle ortiche. Chi credesse che è possibile, sbaglierebbe clamorosamente: si cade in basso, rovinosamente con una spaventosa rapidità.
Fin qui la premessa. La notizia, ora: il Consiglio di Presidenza dell’Assemblea regionale, convocato dal Presidente, Giovanni Ardizzone, esamina il bilancio interno – 175 milioni di euro l’anno – e la riorganizzazione amministrativa. Il primo punto propone decisioni “estreme”: recepimento del Decreto Monti con l’aggancio di contributi, indennità e tutto il resto, alla Regione più virtuosa: tagli per quasi la metà delle erogazioni. Una strage per i portafogli. Siccome la Sicilia è una Regione a Statuto speciale, può esprimere il proprio punto di vista e farlo prevalere, ma se dissente e non recepisce, la Regione dà l’addio a parte delle risorse statali, con l’eccezione della sanità, dei trasporti e della scuola.
Il Presidente Ardizzone, appena eletto, è stato inequivocabile: intendere adottare le norme introdotte dal governo nazionale. Ma ci saranno resistenze, questo è sicuro.
Secondo punto all’ordine del giorno: riorganizzazione amministrativa. Un’espressione che potrebbe significare tutto e niente: un giro di valzer fra quattro dirigenti o una profonda, radicale riforma amministrativa che utilizzi al meglio le risorse umane del Palazzo, introduca strumenti di controllo dei costi, elimini sacche di privilegio, aumenti l’efficienza e valorizzi attitudini e competenze. Facile a dirsi, difficile a farsi. La burocrazia di Palazzo dei Normanni vive in simbiosi con la rappresentanza politica. Per quanto conservi una sua identità, ed in qualche misura la conserva, non può di sicuro ignorare volontà e tendenze della politica e dei suoi protagonisti.
Finora, tuttavia, la simbiosi non è stata subita dalla burocrazia, i cui consigli si sono rivelati sempre “preziosi”. L’attività del personale, in larga misura qualificato, è stata terremotata dall’introduzione di varie indennità che hanno creato un esercito di capi e piccoli nuclei di “paria”. Grazie al parametro con il Senato, per molti versi. Stipendi lauti, grande disamore, conflittualità sotto traccia, carriere veloci, e “todos caballeros”.
A danno dell’efficienza, naturalmente. Non è un problema che interessa solo la burocrazia meglio pagata d’Italia, perché le buone leggi sono anche il risultato di una burocrazia competente, efficiente e motivata. L’efficienza e le motivazioni si ottengono attraverso una organizzazione del lavoro diligente, che privilegi la “mission”.
Il Presidente Ardizzone e il Consiglio di presidenza hanno scelto di affrontare i due nodi del Parlamento regionale: i costi della politica e l’efficacia dell’apparato “servente”. Le due questioni, tuttavia, non viaggiano ognuna per conto proprio. Basti tenere a mente che il taglio agli emolumenti dei deputati regionali avrebbe una conseguenza, che gli stipendi degli onorevoli siano inferiori a quelli dell’apparato servente. E’ un problema, non vi pare?
Si deve confidare nel buonsenso, dunque. Qualche segnale positivo va colto. L’ordine del giorno del Consiglio di Presidenza, per la prima volta da tempo immemorabile, è stato reso noto. Poca cosa? Per le abitudini del Palazzo è una rivoluzione.
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