Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha preso atto di una decisione assunta dai componenti della prima commissione Affari istituzionali di Montecitorio, esprimendo parere favorevole alla convocazione della Commissione medesima nel mese di gennaio, quando le Camere saranno sciolte. Verrà definito, dunque, l’iter legislativo che approva la norma che riduce il numero dei consiglieri regionali in Sardegna e Friuli Venezia Giulia, e dei deputati regionale dell’Assemblea regionale siciliana.
Trattandosi di una norma di carattere costituzionale, la Commissione non avrebbe potuto pronunciarsi a Camere sciolte, secondo una prassi consolidata, ma l’unanimità ha convinto il Presidente della Camera a concedere l’autorizzazione.
L’iter costituzionale di modifica degli statuti del Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia si concluderà perciò a gennaio. Nelle tre regioni a statuto speciale, dunque, la prossima volta si voterà per eleggere meno c0nsiglieri e meno deputati ( 10-11 in meno in Friuli, 20 in meno in Sicilia).
E’ stata decisiva la presa di posizione dei friulani, che hanno sollecitato la conclusione dell’iter anche con una lettera del Presidente dei Friuli, Lorenzo Tondo, indirizzata al Presidente della Camera, con la quale veniva espressa una forte preoccupazione per la sorte della proposta di riforma dello Statuto a causa della conclusione anticipata della legislatura del parlamento nazionale.
In Friuli si vota per il rinnovo del consiglio, in primavera, un mese dopo, circa, le assai probabile consultazioni elettorali per le politiche, previste per il 17 febbraio del prossimo anno.
Sarà, dunque, il Friuli la prima Regione italiana a votare per un consiglio regionale “ridotto”, beneficiando del taglio dei costi che questa rinuncia comporta. Di converso, la Sicilia, che ha appena rinnovato l’Assemblea regionale, sarà l’ultima ad applicare la spending review, nonostante abbia votato con qualche anno di anticipo, rispetto alla conclusione della legislatura, il taglio dei deputati regionali nella misura del venti per cento circa (venti deputati in meno).
Le dimissioni del Presidente della Regione furono richieste insistentemente e con forza da quasi tutti i gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale. Venne proposta a più riprese una mozione di sfiducia alfine di anticipare di pochi giorni le dimissioni. Giornate di fuoco a Palazzo dei Normanni e sui media, perché il governatore lasciasse Palazzo d’Orleans con il conseguente scioglimento. La ragione? I guai giudiziari di Raffaele Lombardo, che non avrebbero dovuto pesare per altri tre mesi sull’immagine, deteriorata, della Sicilia.
E’ lecito chiedersi, alla luce di quanto è stato deciso dal parlamento nazionale, se a sollecitare lo scioglimento dell’Assemblea, accanto all’etica, non ci sia stata la necessità di fugare il pericolo che si andasse al rinnovo con un numero inferiore, che avrebbe lasciato a casa venti deputati.
Il dubbio che qualcuno ci abbia marciato, insomma, rimane. Ma non sarebbe certo la prima volta, né sarà l’ultima, che si indossi l’abito delle migliori occasioni, quello della legalità, per farsi gli affari propri. Occorre grande attenzione, dunque, sempre e comunque.
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