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lunedì 11 marzo 2013

DIREZIONE PD, LITURGIA E TOSSINE. CROCETTA E LUPO AI FERRI CORTI

Direzione regionale del Partito democratico. In agenda la valutazione del voto alle politiche in Sicilia. E’ solo liturgia. Quello che dovevano dirsi, le varie anime del partito, a spoglio ultimato, l’hanno detto. Il segretario regionale, Beppe Lupo, prima di concedersi una vacanza, si è scaraventato contro il presidente della regione e leader del Megafono, addebitandogli una buona parte di responsabilità nell’insuccesso siciliano. Il premio di maggioranza al Senato è andato al centrodestra che con le sue otto liste di supporto mese in campo da Silvio Berlusconi, ha strappato il risultato ad appena quattro mesi dal crollo di ottobre dello scorso anno. Lupo crede che il Megafono abbia rubato voti al Pd piuttosto che al centrodestra.
Le tossine della campagna elettorale sono state assimilate? La segreteria Lupo è segnata da una conflittualità permanente, è un fatto incontrovertibile. Niente di nuovo, dunque: per tre anni la direzione del Pd, al tempo del governo Lombardo, era uno psicodramma ricorrente come gli incubi notturni.
La direzione del partito, inevitabilmente, potrebbe trasformarsi in una resa dei conti, ma la complessità della situazione – la stagione elettorale non è ancora finita, ci sono le amministrative alle porte con città come Messina, Catania e Siracusa in prima fila  – potrebbe consigliare cautela.
Lupo chiederà a Crocetta che cosa vuole fare con il Megafono. La lista di Crocetta è diventata  un gruppo parlamentare con un folto numero di deputati che regalano la maggioranza al governo sula carta.  Con i numeri delle politiche si è affievolito l’entusiasmo, ma non la voglia di restare dentro l’alveo. Impossibile, pretendere il rompete le righe del Megafono, non se ne parla nemmeno. Il governatore non prenderebbe in considerazione nemmeno una simile idea.
Il problema resta alle urne, proprio alle amministrative. Il Megafono avrà suoi candidati? Li sceglierà in accordo con il Pd o farà di testa sua? E a loro volta, i deputati del Megafono, scenderanno in mare ognuno con la propria barca o saliranno all’ammiraglia? In linea di principio, dovrebbe riproporsi l’alleanza che ha sostenuto Crocetta alle regionali. L’Udc ha manifestato l’intenzione di rimanerci dentro, Crocetta pure. Ma la strada è lastricata di ostacoli, che vengono, manco a dirlo, ancora una volta soprattutto da quella pentola fumante che è il Partito democratico, ingessato e consumato da dissidi difficili da riconoscere ad occhio nudo.
Il gruppo parlamentare del Pd in Assemblea non ha sbracato, pare più attrezzato del partito, potrebbe svolgere un ruolo di cerniera, con il capogruppo Gucciardi, con il governo, visto che i rapporti fra segretario e governatore si sono deteriorati gravemente. Aspettarsi dalla direzione regionale una road map attendibile sarebbe un errore. Ci sono troppe criticità da affrontare, come il caso Patti, oltre che il Megafono e le candidature a sindaco nelle grandi città.
Crocetta, per esempio, ha lanciato il nome di Antonio Presti, il mecenate diventato ormai il suo braccio destro. Nessuno si è messo di traverso, ma questo non significa niente. Il Pd messinese è molto strutturato, per usare un eufemismo, e la reazione non è stata entusiastica.

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