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martedì 30 aprile 2013

L’ARS È UN HOTEL A ORE, DEPUTATI VOLUBILI E DISINVOLTI


L’Assemblea regionale siciliana è il luogo deputato allo scilipotismo, non potrebbe nascere alcuno Scilipoti perché ci sono stati, e ci sono, così tanti battitori liberi da rendere ininfluente qualunque “salto della quaglia”. Il passaggio dall’opposizione alla maggioranza, o viceversa (meno frequentemente), la volubilità, fa parte della tradizione del Parlamento regionale. L’abbandono di un gruppo parlamentare non fa notizia, la nascita di un gruppo parlamentare fa notizia ma non riscalda i cuori di alcuno.
L’area di centro e di centrodestra, sono state terremotate da improvvise quanto inspiegabili scissioni, separazioni, distinguo. È in Sicilia che sono nate le scissioni importanti del centrodestra, quella finiana e miccicheiana, che hanno provocato la nascita di Futuro e Libertà e Grande Sud.
Entrambe, è bene ricordarlo, si sono risolte con un flop clamoroso. I finiani sognavano di affossare il Popolo della Libertà e Berlusconi, Miccichè sognava di diventare il contrappeso della Lega Nord. Nel Parlamento regionale non nascono grandi partiti, ma piccoli schieramenti che muoiono o vivacchiano senza cambiare le cose, nel senso che stabilizzano la “liquidità” delle maggioranze e delle opposizioni parlamentari.
Nei primi mesi della legislatura corrente sono nati in Assemblea più gruppi parlamentari, i più importanti sono, per ragioni “politiche”, i Democratici Riformisti e “Articolo 4”. Il primo, ispirato dall’ex ministro democratico Salvatore Cardinale, aveva una missione: regalare la maggioranza al governo Crocetta, che era uscito dalle urne senza averla. Il secondo, guidato da Lino Leanza, è nato per sponsorizzare “il lavoro”, come vuole il nome prescelto. E siccome non significa niente, perché il lavoro lo cercano tutti, occorrerà capire di che si tratta nei prossimi giorni. Pare che rimanga dentro la maggioranza, ma senza vincoli di indissolubilità.
I Democratici riformisti sono legati al Megafono, la lista del Governatore, da un patto federativo, del quale, invero, non sembra che abbiano tenuto gran conto. L’Assemblea si conferma così terra di battitori liberi. Che sia un bene o un male è un’altra storia. Certo, se si dovesse misurare attraverso questa pratica – la metafora dell’hotel a ore appare calzante – il livello di appartenenza dei deputati regionali alle ragioni del partito che hanno scelto di candidarsi, il giudizio non potrebbe che essere severo ed il “voto” molto basso.
Ma gli elettori, anche loro purtroppo, sembrano abituati alla disinvoltura parlamentare siciliana. Quasi non ci fanno più caso. E questo è davvero un brutto segno.

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