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sabato 4 maggio 2013

LETTA AL COMPLETO, 7 SICILIANI NELLA SQUADRA DI GOVERNO


La Sicilia è adeguatamente rappresentata nel nuovo governo Letta? Con la nomina di quattro sottosegretari – Vicari, Beretta, Miccichè e Castiglione – ammontano a sette i membri siciliani del governo, giacché il Gabinetto annovera tre ministri isolani (Alfano, D’Alia e Trigilia). Non è un record, in  passato è andata meglio nei governi Berlusconi, ma il feeling fra Roma e Palermo è stato sempre molto modesto. Quindi non è una questioone di numeri, ma di qualità delle scelte di governo e di efficacia della rappresentanza governativa. Angelino Alfano, agli Interni, ricopre anche la carica di vice Presidente del Consiglio, un ruolo che potrebbe regalargli una gestione più attenta che in passato della questione meridionale.
L’assenza della Lega Nord potrebbe favorire un approccio più attento, sulla carta. Il Viminale, tuttavia, opera in un settore-chiave per l’Isola, la sicurezza, quindi la lotta al crimine (organizzato e non), che è stato una delle palle al piede per lo sviluppo dell’Isola.
A Gianpiero D’Alia è stata affidata la pubblica amministrazione, un settore che consente al ministro di valorizzare la primogenitura isolana nell’abolizione delle province.
Se il Pdl e l’Udc (Scelta civica) hanno piazzato un ministro ciascuno, il Pd siciliano può contare sul sociologo Trigilia, che politicamente non è siciliano, e sul sottosegretario Beretta, catanese, figlio dell’ex vice sindaco nella giunta Bianco degli anni Novanta.
I democratici isolani vivono, ormai da lungo tempo, una stagione difficile. I risultati elettorali non sono esasltanti, il ruolo in campo nazionale assai modesto, le rivalità accese e, talvolta, laceranti. Una crisi dentro la crisi del partito.

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