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venerdì 20 dicembre 2013

Madreperla di Davide Cortese: commento critico di Giorgio Linguaglossa

(di Giorgio Linguaglossa) Ho letto subito, con curiosità, la raccolta di poesie di un giovane autore: Davide Cortese, che già nel titolo "Madreperla" dice qualcosa di molto significativo; ma c'è anche una corrusca terribilità in quel «barbiere zoppo» che compare nella levigata tessitura dei versi sognanti, c'è il «carbone» con il quale sono scritte alcune poesie, ci sono delle fenditure che aprono delle ferite nella madreperla, e questo è l'elemento che più mi convince di questa operazione.
La ricerca di un verso di «madreperla», di un verso levigato e translucido, è come la ricerca del vello d'oro, l'inseguimento di una utopia o l'inseguimento dell'ombra che sempre ci precede, o ci segue.
Ed è paradossale che la poesia riesca quando la «madreperla» si incontra con il «carbone», due entità certo non combacianti o affini, anzi, fortemente contraddittorie. E qui la poesia riesce a parlare al lettore:
I versi che ho scritto col carbone
sulla tua porta mai violata
sono pellegrini di polvere e fumo
che non cantano più la mia canzone.
La raccolta di Davide Cortese si distingue per una collocazione, come dire, antica, quasi betocchiana, lirica, come si diceva un tempo, prima che la lirica fosse stata dichiarata fuori uso e rottamata. È una raccolta espressione di un'anima gentile: pensieri di «madreperla», «incantagione», sospensione di fiato, illusionismi, accensioni sognanti, «silenzio di corallo», «luce di madreperla», «silenzio di sirena», «luce bianca di conchiglia», lo «scarafaggio d'oro», etc., tutte immagini translucide, emulsionate, lucidate. Una continua visione onirica. Un libro contemplativo. L'io che osserva non vede ma ammira, e ammira in quanto soggetto ricettivo della bellezza del mondo. La bellezza è ovunque, in tutte le forme...Ben riusciti certi passaggi:
il pagliaccio ripone il naso nero.
Si toglie il cerone dal viso
Ci sono a volte tinte forti che collidono con il lucido fluttuante della superficie degli oggetti. È un libro fortemente sentito e cercato, con una impronta personale inequivocabile. 

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