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sabato 21 dicembre 2013

D’ALIA DRIBBLA CROCETTA E FA UN ASSIST A ORLANDO. LUPO C’È, PERÒ…

D’Alia dribbla Crocetta e regala un assist a Orlando, che raccoglie, aggiusta il tiro e “chiude” la partita del precariato municipale, intricata antica. La visita del ministro alla Pubblica amministrazione si è trasformata, com’era prevedibile, in un “trionfo” per il sindaco di Palermo. Gianpiero D’Alia ha dato una sonora lezione al suo ex compagno di cordata, Crocetta, rifilandogli una ramanzina a cielo aperto: “Ora la Regione non ha più alibi”, ha detto il ministro, che aveva già accusato il governatore di fare le due parti in commedia sulla vicenda dei precari. Roma, insomma, ha fatto la sua parte, se così non fosse, il caso Palermo non sarebbe stato risolto, Crocetta dimostri coerenza e tutto andrà come deve.
Se la visita di D’Alia ad Orlando, preparata in pompa magna, e apparecchiata con grande cura, ufficializzata in un clima delle grandi occasioni, non fosse stata preceduta da un patto di sindacato fra il sindaco e il segretario regionale del Pd, Lupo, l’episodio potrebbe stare nel contesto di una alleanza inquieta e piena di diffidenze e malacreanze fra il leader dell’Udc e il presidente della Regione, ma c’è il terzo in campo, ed i triangoli sono più difficili da decifrare.
D’Alia privilegia la mobilità, non ama essere messo da parte, a prescindere dalla rilevanza delle questioni sul tappeto. E così, basta uno sgarbo, anche il più lieve, per provocare una ritorsione. E quando qualcuno, in questo caso Crocetta, non capisce, allora lui va in bestia. Che significa, per un moderato, il gioco di sponda, che può essere talvolta più dannoso dell’assalto alla baionetta.
Usare Orlando per dare una lezione a Crocetta è come scegliere un’arma letale. Fra il sindaco e il governatore c’è una antica insofferenza, che ha avuto in occasione della campagne elettorale delle amministrative, il suo zenith, quando il presidente della Regione si buttò nella mischia a favore di Fabrizio Ferrandelli, gettando il cuore contro l’ostacolo. Disse che Orlando era sinonimo dei vecchi salotti palermitani e che l’avvento di Ferrandelli avrebbe consentito la fine della vecchia signoria. La borghesia che aveva fatto il bello ed il cattivo tempo con le bandiere del centro, della destra e della sinistra, sarebbe stata mandata finalmente in pensione. Invece, non andò così.
D’Alia a quel tempo stava dall’altra parte della barricata, nientemeno con il centro destra berlusconiano, a riprova della sua vocazione alla mobilità. Ma se si dovesse ripercorrere le alternanze, non basterebbe la Treccani, e lo stesso D’Alia verrebbe “ridimensionato” insieme con la sua attitudine alle geometrie variabili.
Il presente è denso di incognite. L’Udc non vuole affondare il governo – sarebbe un salto nel buio anche per il centro – ma “lavora” ai fianchi Crocetta, che vive le sue giornate più difficili.
Il Pd, tra l’altro, non ha rinunciato al rimpasto, e il segretario Lupo, che è fra i papabili per l’eventuale ingresso al governo, dialoga con Orlando, avvantaggiato dalla sua collocazione neo-renziana, che il sindaco privilegia (ma senza strafare). Ora sui precari, Crocetta deve mettere la parola fine, con dignità. E se va bene, non potrà vantare alcuna primogenitura.

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