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mercoledì 8 ottobre 2014

IL CASO LIPARI. Essere mamme nell’isola dove è vietato nascere di Fabio Tracuzzi.

da sicilia.it


La favola “social” di Laura che ha partorito grazie a un’ostetrica conosciuta in Rete
LIPARI - C’è stato spazio, tanto spazio, per la fantasia. 
Lo hanno definito il parto online, facendo credere, che la mamma Laura Zaia, 29 anni, [nella foto di Antonio Parrinello] abbia dato alla luce in casa con l’assistenza di un’ostetrica, la catanese Nina Giunta, che chattando le diceva cosa e come fare per far nascere la piccola Giada. Sì, è vero, la rete c’entra ed è anche grazie ai social che questo parto è stato possibile. Da una parte la voglia, la determinazione il desiderio di mamma Laura di mettere al mondo la sua seconda figlia a Lipari, l’isola dove è proibito nascere; dall’altra l’impossibilità per tutte le partorienti delle Eolie di realizzare questo sogno. Il centro nascite di Lipari, così come tanti altri in Sicilia, tutti quelli che non raggiungono i 500 parti l’anno, è infatti impraticabile per chi deve partorire. Viene garantita assistenza ambulatoriale durante la gravidanza, ma quando si avvicina il momento del parto tutte vengono indirizzate nelle strutture ospedaliere delle città siciliane: Milazzo e Messina su tutte. A meno che non si presentino dei motivi d’urgenza particolarmente gravi e delicati da giustificare un intervento sull’isola. Quasi mai.
Basti pensare che quest’anno al centro nascite di Lipari i parti effettuati sono stati solo tre. Ma Laura Zaia non si è arresa a questa logica perversa, voleva che sua figlia, almeno lei, nascesse a Lipari. Sentitela. «È importante per me e per la piccola Giada, il nostro piccolo lo scoglio è la vita, è l’unica certezza che abbiamo è la nostra grande speranza. Lei doveva nascere qui. A Lipari». Ed proprio su questa determinazione che entra in scena la rete, Facebook in modo particolare, e l’altra eroina della storia, la ginecologa catanese. Mamma Laura da una parte la ginecologa Nina dall’altra e in mezzo la piccola Giada nata venerdì scorso nella sua casa di Lipari tanto piccola da entrare tutta nel palmo della mano del papà Andrea Mantineo, 28 anni, disoccupato (come la moglie) da quando a giugno l’azienda edile di Quattropani, frazione di Lipari, dove era assunto ha chiuso. Particolare questo che, come vedremo, avrà un’importanza determinante in questa storia. 
Lipari, così come tutte le altre sorelle dell’arcipelago eoliano riesce finalmente in questi primi giorni autunnali a disintossicarsi dai veleni, dalla confusione, dal caos del turismo estivo. C’è calma, quiete, rilassatezza e i pochi turisti presenti possono finalmente godersi il meglio che queste isole sanno offrire. Magia ed emozioni. E proprio la storia di mamma Laura ha rotto un po’ la tranquillità di questi giorni vista l’attenzione mediatica che si è scatenata. Una storia nata grazie a un gruppo su Facebook “Voglio nascere a Lipari, ma non si può”, creato nel 2011 da Saverio Merlino politico dell’isola «ma non ha importanza dire di quale partito – ci precisa – perché la battaglia che stiamo portando avanti di far ripartire il centro nascite non appartiene a una parte politica ma a tutto l’arcipelago».
E come lui la pensa anche Pietro Lo Cascio, altro consigliere impegnato nella battaglia per rendere operativo il centro nascite. A quel gruppo si scrive Nina Giunta, l’ostetrica che comincia a postare tutte le sue esperienze di parti effettuati in casa. Decine, centinaia. Post accompagnati da foto, commenti, dichiarazioni delle pazienti felici per la scelta fatta. E a quel gruppo è iscritta anche mamma Laura che comincia a leggere i post di Nina. E il contatto tra le due è quasi immediato. Cominciano a chattare, a conoscersi online, a sentirsi per telefono. La mamma a dire che lei vuole partorire a Lipari, vuole che sua figlia nasca qui, sull’isola e l’ostetrica a incoraggiarla dicendole che il suo sogno è realizzabile e che lei è pronta ad aiutarla a realizzarlo. A ogni commento di Nina, Laura mette un “Mi piace” tanto da indurre Fiorello, che ha seguito tutta la vicenda a commentare dopo il parto: «A Lipari è nata la bambina di Laura, si chiama... “Mi piace”».
Ma come fare arrivare Nina a Lipari? C’è il problema economico. Marito e moglie sono disoccupati e non hanno soldi da investire per far venire e alloggiare in una pensione l’ostetrica catanese che però sorprende tutti e tutto. «Niente soldi, vengo gratis e alle mie spese ci penso io. Tranquilla tu pensa solo a far nascere la tua bambina». E così Nina mette nella sua piccola smart tutto l’occorrente, persino un letto smontabile per parto. 
Quella piccola auto sembrava la borsa del personaggio disneyano Eta Beta nella cui borsa si trovava di tutto. «Laura – racconta – all’inizio era spaventata, l’avevano fatta preoccupare. Ma sono riuscita a tranquillizzarla.
E tutto è andato bene. Certo prima di accettare ho fatto le opportune verifiche.
Se avessi avuto il minimo dubbio sullo stato di salute della mamma e della piccola non avrei accettato. È stato un travaglio lungo quello di Laura, circa 15 ore, ma il primo vagito Giada lo ha fatto qui a Lipari come voleva la sua mamma ed è come se in tutta l’isola l’avessero sentito». Ma un parto in casa, pensiamo, senza l’assistenza di un medico è un rischio per la nascitura, per la mamma, per l’ostetrica. «Io sono pronta a tutto. Certo non essendo medico non posso fare infusioni di ossitocina in caso di necessità, ma sono in grado di affrontare eventuali emorragie post parto e in questo caso come ostetrica posso intervenire. Ho imparato molto nei tanti ospedali dove ho lavorato. E comunque a proposito di rischi vorrei ricordare che ancora oggi tante, troppe, donne muoiono nelle sale parto degli ospedali più attrezzati. A me non è mai successo». 
A Lipari è vietato nascere dunque e le cento partorienti - tante sono le donne in dolce attesa sull’isola - sono tutte con la valigia in mano. Tutte tranne una che si è ribellata.
Mamma Laura è stanchissima. E non tanto per il parto, che è stato dolce e lungo, ma per tutto quello che è successo dopo e per l’interesse mediatico che il suo caso ha suscitato. La stanza più elegante della casa dove vive, al numero 46 di via Sn Giorgio, è un andirivieni continuo di tecnici e intervistatori. Lei è confusa ma ha un sorriso per tutti e mostra con orgoglio assieme al marito la sua creatura. La sua scommessa è vinta. «Sono stanca sì, stanca ma soddisfatta contenta. Non ho avuto più tempo non mi aspettavo questo polverone. Nina mi ha fatto realizzare un sogno e non finirò mai di ringraziarla. E senza chiedere nulla. Ha fatto nascere e a Lipari la mia bambina. Io ho fatto la mia scelta malgrado in tanti mi sconsigliassero, ma questo è un Paese libero... Se avessi un avuto un problema? C’è sempre l’ospedale a due passi. Sentite l’elicottero? Fra la spola tra Lipari e Milazzo e porta poveretti che potrebbero essere assistiti qui. Ma i medici non sono cattivi. Rischiano il posto. Quando ho avuto la prima figlia una dottoressa mi aveva detto che mi avrebbe fatto partorire qui. Dopo due giorni l’hanno trasferita. Qui ci stanno togliendo tutto, tutte le nostre certezze tutte le nostre identità, le nostre radici. La nostra dignità.
Io non ci sto e la mia Giada un giorno potrà dire io sono nata a Lipari, l’isola dove è vietato far nascere un bambino».

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