I Pisani conquistano Lipari e portano via reliquie di S. Bartolomeo
Avendo i saracini occupata l’isola di Lipari,
scorrevano giornalmente le spiagge de’ Cristiani, dove facevano grosse prede, e
molti prigioni. Pervenuti questi avvisi alle orecchie de’ Pisani, inanimati
dall’ottenuta vittoria di Cartagine, armarono quaranta Galere, ed usciti
s’indirizzarono verso la detta Isola per liberarla dalle mani di
quegl’Infedeli.
Ammiraglio della qual Armata dicono che fosse Sigerio Matti, il quale entrato
all’improvviso nel porto, prese parte de’ Vascelli, che vi si ritrovavano, e
parte affondati, mise l’assedio alla Città, che ben presto l’ottenne, ed il dì 28 maggio scorse tutta l’Isola, dove
fece un grosso bottino, e dalla Chiesa dedicata al Glorioso Apost. S.
Bartolommeo, levò la di lui Testa, ed una mano, che in detta Chiesa si
conservava, le quali Reliquie, colla dovuta venerazione trasportò a Pisa, dove
onorevolissimamente si conservano nella Chiesa Maggiore.
Che ivi fosse traslatato il Corpo di detto S.
Apostolo, chiaramente lo dice Freg. Turon della Glor. De’ Mart. Cap. 34, il
Card. Bar., ne fa ampia attest. Nelle sue note al martirol. Cit. molti altri
Aut., e se fosse opposto, che il Corpo del medesimo Santo fù poi traslatato da
Lipari a Benevento l’anno 832, come vuol Sigeb. Nella sua Cron. L’anno 840
secondo Leone Ostien. Lib. Pr. Cap. 26 e che di lì poi fù portato a Roma da
Ottone Imperatore l’anno 983 e che in conseguenza non potevano in quest’anno
aver trovato i Pisani dette S. Reliquie in Lipari; io risponderei, come ha
fatto il molti casi il medesimo Card. Bar. Ne’ suoi Ann., che non si deve
reputare cosa ripugnante, che quando il Corpo del medesimo Santo, fu traslatato
da Lipari, ne fosse ivi restata parte per buona, fortuna de’ Pisani, de’ quali
altri che hanno scritto gl’Annali, raccontano diversamente questa impresa,
asserendo, che quando i Saracini ebbero sentore che era mossa contro di loro
l’armata Pisana, il di cui nome era già divenuto tremendo, non vollero
aspettare per non essere sconfitti, ma presero risoluzione di spogliar tutta
l’isola, e lasciarla vuota di robe e abitatori, e fuggirsi in luogo sicuro, e
così fecero, credendo, che i Pisani non la dovessero tenere, come paese
lontano, e disastroso, ond’eglino sarebbero poi ritornati a riabitarvi, ma
s’ingannaro, perché impadronitisi i Pisani dell’Isola, la tennero, e la
munirono
Anno 1036
Partiti i Pisani coll’armata da Lipari si
inviarono verso Bona Città dell’Affrica, quale città fù Patria di S. Agostino, e la presero con aver
tagliati a pezzi molti di quegl’infedeli, ed in particolare il loro Re, e con
ricchissima preda se ne ritornarono vittoriosi alla Patria.
Ritrovatasi in quel tempo l’Imperator Corrado in
Italia per quietare i tumulti di Lombardia, onde i Pisani per gratificarselo,
gli spedirono Ambasciatori, col mezzo de’ quali donarono a S. M. l’isola di
Lipari da loro acquistata, inviandogli ancora la corona reale del Re di Bona.
Furono graditissimi i doni all’Imperatore, lodando
l’affetto de’ donatori, a’ quali sempre corrispose con reciproco amore. In
quest’anno i Pisani diedero principio a fabbricare il ponte vecchio, oggi della
fortezza, quale era di legno, e fù finito l’anno 1046.
Fatto storico realmente avvenuto o leggenda?
Questa è stata la prima domanda che ci siamo posti nel leggere gli annali
Pisani. Possiamo affermare che, allo stato delle ricerche, nessun testo di
Storia Pisana nega l'evento. Come abbiamo avuto modo di dimostrare gli eventi
relativi all'attacco nei confronti degli arabi di Lipari sono ben dettagliati
rispetto agli altri avvenimenti narrati nel periodo, come le spedizioni nei
confronti di Bona ed Utica. La data della spedizione, il numero delle navi, la
topografia di Lipari, il passaggio relativo alla Chiesa dedicata a San
Bartolomeo nell'area del presunto luogo dello sbarco del corpo dell'apostolo,
sono precisi particolari che non possono essere derubricati alla voce
“leggenda”. Lo stesso dicasi delle reliquie trafugate da Lipari e conservate
presso il Duomo di Pisa. La stessa cronaca relativa alla realizzazione del
ponte vecchio conferma l'evento.
Due degli eruditi pisani più noti, Tronci e
Roncioni, dedicano ampio spazio e risalto alla cronaca dell'attacco pisano nei
confronti degli arabi di Lipari, senza alcun tentennamento.
Per quasi un secolo abbiamo dato per scontato
alcune informazioni storiche sul periodo arabo di Lipari, adesso la scoperta
degli Annali del Tronci ci spingono a cercare altre prove, altre testimonianze,
a conferma o smentita di questi fatti.
Il racconto del Tronci e degli storici pisani, ci
stimola ad immaginare una comunità liparota consistente ed in grado di avviare
una notevole opera di ricostruzione subito dopo l'arrivo dei Benedettini, quale
la costruzione del monastero, della prima cattedrale e del Chiostro,
rafforzando quanto sostenuto dagli avvocati del Comune di Lipari, e principalmente
all'avvocato Emanuele Carnevale, nella lunghissima controversia legale sui
terreni pomiciferi e sulla interpretazione dei diplomi normanni sostenuta
contro la Mensa Vescovile di Lipari nei periodi 1888-1891 e 1911 – 1926.
Le Isole Eolie, ancora una volta, riescono a
sorprenderci, a non dare per scontato
che tutto sia noto o sia stato scoperto; attraverso la ricerca è possibile
scoprire e riscrivere il passato delle nostre isole e darci indicazioni per il
futuro.
Per approfondimenti: Giuseppe La Greca, Lipari al
tempo degli arabi, edizione del Centro Studi Eoliano, 2009.
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