Dopo una serie di retromarce, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha deciso di cedere gli asset di Tirrenia alle Regioni di competenza. Ma se Campania, Toscana e Sardegna sembrano soddisfatte della soluzione, rispettivamente per Caremar, Toremar e Saremar, molto più complicata è la situazione in Sicilia. I rappresentanti locali dell’isola si stanno opponendo a uno scenario che, allo stato attuale, imporrebbe comunque un ingente esborso di denaro a livello regionale a sostegno delle linee. A nulla servono le considerazioni positive riguardo l’ultima mossa di Matteoli da parte dei sindacati.
La chiusura del vicepresidente della Regione Siciliana, Titti Bufardeci, alle proposte formulate nella riunione del tavolo tecnico di giovedì a Roma è netta. «Appena chiediamo di vedere le carte di Siremar - afferma Bufardeci - sembra quasi di toccare un simulacro inespugnabile. Non sappiamo nulla dei debiti contratti con le banche, del passivo accumulato, dello stato della flotta e del personale. Non è serio chiederci di distogliere dal nostro bilancio delle somme, di impossibile quantificazione allo stato attuale, da destinare al ripianamento delle possibili e ingenti perdite di esercizio della Siremar». Non è accettabile - prosegue Bufardeci - sedersi a un tavolo tecnico con la minaccia di vedersi tagliati in futuro i collegamenti se non si aprono i cordoni della borsa".