I "lealisti" del Pdl non ci stanno a dividere sotto lo stesso simbolo un'esperienza diametralmente opposta: parte al governo e l'altra all'opposizione. Hanno riproposto il problema alla direzione nazionale e ieri il co-coordinatore Giuseppe Castiglione ha incontrato a Roma il ministro Angelino Alfano investendolo della questione. L'esito è che nella prossima settimana dovrebbe esserci una riunione dell'ufficio politico del Pdl sul caso Sicilia. Che a giudizio di Castiglione non può che risolversi nell'invito al sottosegretario Gianfranco Micciché di decidere se rimanere nel Pdl e quindi schierarsi all'opposizione, ruolo ormai assunto dal partito "ufficiale", o rendersi autonomo e allora ritenersi libero di coltivare il progetto del "partito del sud" o altro. Niente più dicotomia sotto lo stesso tetto.
Ma il sottosegretario Gianfranco Micciché è sereno. Non conosce l'esistenza di un ufficio politico, organismo che sostanzialmente vede impegnati gli stessi coordinatori nazionali incorsi in più di un'occasione in clamorosi flop. Non ritiene che il premier Berlusconi la pensi alla stessa maniera, e in tal senso si sente rassicurato dal suo recente incontro ad Arcore prima di Natale.
Ma è indubbio che la tensione nel partito è ormai al limite e l'estendersi a livello provinciale di spazi di autonomia con la costituzione dei Pdl-Sicilia dimostra che il progetto di Micciché va avanti e anzi sembra incontrare strada facendo ulteriori adesioni anche nell'area dell'ex An.
I prossimi giorni saranno decisivi perché la ripresa dei lavori all'Ars offrirà uno spaccato attendibile sulla tenuta dei nuovi assetti. Che si intrecciano inevitabilmente con le vicende romane dove la tessitura di trame e di accordi è in pieno fermento lasciando per ora irrisolto il nodo dei rapporti dentro il Pdl con l'area dei "finiani" corposamente rappresentata a Palermo.
Lacerazioni e intese che spingono oltre Stretto a decisioni immediate in vista delle regionali di marzo ma che qui si impongono con pari urgenza perché si gettano adesso le premesse di future aggregazioni o apparentamenti.
Un tornando che investe in pieno il Pd dove le resistenze di quanti non vorrebbero appoggiare la giunta Lombardo sono smorzate da una coscpicua maggioranza di deputati schierati per il cambiamento, peraltro ben visto dallo stesso leader nazionale Pierluigi Bersani favorevole a sostenere il governatore nel disegno di riforme.
Non hanno aggiunto granché infatti gli ultimi attacchi degli oltranzisti con l'accusa di mascherare l'appoggio esterno dietro la presenza di due assessori "tecnici", Pier Carmelo Russo, ex dirigente regionale proveniente da una famiglia di comunisti, e Mario Centorrino, economista iscritto al Pd in una sezione di Messina, come ha rivelato ieri il deputato Tonino Russo. A chi grida al tradimento della linea dell'assemblea, si obietta che il no a qualsiasi apertura rintanerebbe il partito in una posizione emarginata e perdente. Mentre nel Pd in molti vedono in questa opportunità di partecipazione motivi di crescita elettorale per ridare fiato al partito sovradimensionato per ora nella consistenza parlamentare grazie al "premio di minoranza" di cui una prossima volta non potrà beneficiare più per intero.
E magari per alcuni si pone proprio il problema di un riposizionamento pena l'uscita di scena.
In questo quadro rimane minoritaria la posizione di chi, Rita Borsellino o Enzo Bianco ad esempio, definisce "inciucisti" i sostenitori del dialogo con Lombardo per delegittimare i quali hanno avviato una raccolta di firme tra la base.
Sulla linea del dialogo si cominciano a ritrovare persino scettici della prima ora, come Sergio D'Antoni, secondo cui «Lombardo è cambiato perchè ha rotto la coalizione di centrodestra». D'Antoni fa parte del gruppo che ha appoggiato l'elezione a segretario siciliano di Giuseppe Lupo (ex Cisl). Pure il potente, elettoralmente, senatore di Enna Wladimiro Crisafulli non nasconde di dialogare con Lombardo "rimanendo delle proprie idee"; e tra gli oppositori convertiti vi è l'ex segretario regionale Francantonio Genovese.
Cadono steccati inutili quanto superati, e Lombardo non perde occasione per sottolinearlo. Lo ha fatto anche ieri a Napoli, ospite del suo collega Bassolino, con l'invito a ritrovarsi sulle cose da fare piuttosto che dividersi su politiche astratte, esercizio teorico che lascia la gente indifferente.