Riceviamo dall'avv. Angelo Pajno, presidente de "La voce eoliana" e pubblichiamo:
Ho ricevuto una garbata ma risentita telefonata da parte del collega Giuseppe Cincotta, segretario locale di PD, in merito a quanto ho di recente affermato in uno dei miei post riguardo alla posizione di tale compagine partitica nei confronti della categoria dei cacciatori nell’ambito della Associazione “La Voce Eoliana” e, più in generale, sulla questione “parco”.
Ho ascoltato con attenzione le puntualizzazioni del mio interlocutore e prendo atto, con soddisfazione, dei chiarimenti intervenuti che hanno dato una luce del tutto diversa alla nostra conversazione avuta in occasione dell’incontro organizzato, alcune settimane addietro, da una nota associazione ambientalista presso l’auditorium della chiesa di Santa Caterina, al Castello di Lipari.
Vedi, caro Beppe, un conto è il porre l’accento sulla opportunità di calmare gli animi di alcuni esagitati, il cui comportamento nuoce certamente all’immagine di questa Associazione, altro è il condannare tout court una intera categoria di cittadini sol perché non la pensa come noi su certi argomenti. Chiarito pertanto il senso del tuo pensiero, che si colloca nell’alveo della prima di tali ipotesi, e che il mio riferimento agli “untori” resta comunque fermo e valido nei riguardi di tutti coloro che della caccia (quella regolamentata e non certamente quella libera e senza controllo) danno una interpretazione distorta e fuorviante, credo che la questione possa considerarsi chiusa.
Resta in me il rammarico di avere ascoltato, nel corso del suddetto incontro a Santa Caterina, una serie di “imprecisioni” che è difficile accreditare come semplici svarioni del relatore o degli intervenuti (solo di taluni, per carità) al dibattito: e mi riferisco, ad esempio, all’affermazione relativa alla espulsione dal sito UNESCO della città di Dresda quando invece è stata la comunità di quella cittadina che, a fronte delle esigenze comuni, e dopo un referendum popolare, ha deliberato di scegliere la realizzazione di quel ponte che era divenuto il motivo del contendere con l’UNESCO notificando la propria rinuncia a restare nella apposita lista. E non risulta che tale decisione abbia, anche in pur minima parte, inciso negativamente sulla vocazione turistica di quella città o sulle presenze di visitatori.
Analogamente, quando, nel corso del mio beve intervento, ho auspicato che non sia mai applicato alle nostre isole (nella denegata ipotesi in cui venga comunque istituito il parco) il modello di gestione del parco delle cinque terre sono stato vibratamente – anche se civilmente – contestato da alcuni dei presenti ai quali non ho replicato in maniera puntuale non ritenendo quella la sede più opportuna per farlo, ma ai quali consiglierei la lettura delle quasi novecento pagine della ordinanza del GIP di Savona che dispone la custodia cautelare in carcere per alcuni esponenti di primo piano sia dell’ente gestore di quel parco, sia di amministratori e funzionari pubblici del Comune di Riomaggiore: vi troveranno un ampio compendio del codice penale, tante e tali sono le ipotesi di reato contestate agli indagati. E se è pur vero che la nostra Carta Costituzionale riconosce la presunzione di innocenza fino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna, è altrettanto vero che, da avvocato difensore, consiglierei, almeno per buona parte dei fatti di cui ai capi di imputazione, il ricorso ai riti alternativi al fine di limitare i danni.
Vedi, caro Beppe, io rispetto nella maniera più assoluta l’indirizzo del Tuo partito circa la opportunità di istituire il parco, ma vorrei tanto che ci fosse un confronto serio e sereno con i sostenitori della tesi opposta. Stai pur tranquillo che in tale occasione, lasciando da parte principi e presupposti, non ci sarà difficile dimostrare, carte alla mano, quale sia la soluzione migliore per la salvaguardia delle nostre isole.
Mi preme solo farti notare come, mentre si cerca il dibattito, gli investimenti in opere pubbliche languono, la portualità è, di fatto, insistente costringendo tanti eoliani, e in particolar modo quelli delle isole minori dell’arcipelago, a grossi sacrifici visto che sono spesso tenuti a soggiornare sulla terraferma o, nella migliore delle ipotesi, sull’isola madre, i trasporti marittimi sono al collasso, oltre che proibitivi per il loro costo, ed il loro futuro è un porto delle nebbie con disastrose conseguenze sulla sempre più difficile programmazione turistica, la manutenzione delle stesse vie di comunicazione terrestre è oramai da terzo mondo, non esiste più alcuna valorizzazione della sentieristica ( e non necessita certo un parco per porvi rimedio), non esiste uno straccio di programmazione per il traffico veicolare, ivi compreso il trasporto pubblico, che potrebbe essere consistentemente ridotto specialmente nel periodo estivo, anche e soprattutto a livello di impatto ambientale, mediante l’incentivazione dell’uso di auto e bici elettriche, anche a noleggio ( ti sei chiesto, caro Beppe, che fine hanno fatto le colonnine installate qualche anno addietro per la ricarica elettrica?), non esistono piste ciclabili e nessuno pensa di istituirne laddove il territorio lo consentirebbe (per Lipari penso al litorale di Marinalunga e a quello di Canneto), sono ancora di là da venire le aree artigianali con un attuale sconquasso del territorio che non mi sento assolutamente da ascrivere ai vari artigiani (spesso costretti a fare i conti anche con la magistratura) che lavorano e producono per le loro famiglie e per la collettività, la amministrazione della giustizia è sempre più precaria, lenta e insoddisfacente, gestita in locali inadeguati (il garage di una palazzina) che dovrebbero fare arrossire di vergogna i nostri amministratori (che pure ne hanno, anche di recente, frequentato le aule). Del depuratore e della nautica da diporto ho già detto in precedenti occasioni e non voglio ripetermi.
E l’elenco è ancora lungo (penso alla sanità, che oramai sta degradando le Eolie a struttura poliambulatoriale – e mi richiamo all’accorato intervento al riguardo di Saverio Merlino) ma nessuno pare voglia ascoltare né a Lipari né a Palermo ( e tantomeno a Roma).
In questo quadro desolante e nella più assoluta inerzia delle istituzioni (ne costituisce eccezione la sola recente delibera del Consiglio Comunale – forse intervenuta con grave ritardo) si pensa solo ed esclusivamente ad istituire ulteriori quanto inutili vincoli che porteranno certamente alla definitiva celebrazione del requiem per il nostro arcipelago.
Praticamente si sta curando il moribondo propinandogli un beverone all’arsenico.
Un cordiale abbraccio
Angelo Pajno
Presidente della Associazione “La Voce Eoliana”
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