Michele Merenda (Gazzetta del sud)
SALINA
I lavori di messa in sicurezza dello Scario, storica spiaggia di Malfa tanto amata dai turisti, stanno per volgere al termine. L'anno scorso, infatti, poco prima che cominciasse l'estate, il luogo era stato chiuso a causa di una frana. Sull'onda emotiva della tragedia di Ventotene, l'Amministrazione aveva deciso di non correre alcun rischio.
«Oltre alla parete da cui si è registrato il crollo – ha spiegato il sindaco Salvatore Longhitano – c'erano anche dei grossi massi lungo la via d'accesso che incombevano sui passanti. Abbiamo consultato degli esperti ed alla fine si è convenuto che chiudere temporaneamente la spiaggia sarebbe stata l'unica soluzione. Abbiamo chiesto alla Regione Siciliana dei fondi per la messa in sicurezza definitiva, presentando apposito progetto. Le risposte sono state affermative, ma i tempi sarebbero stati troppo lunghi. Non potendo intervenire direttamente durante la scorsa estate, in quanto vi erano delle criticità molto complesse – ha continuato Longhitano –, il nostro comune ha nel frattempo fatto un grosso sacrificio economico ed ha impiegato delle somme per una messa in sicurezza parziale».
«A questo punto – ha annunciato il sindaco –, lo Scario sarà nuovamente aperto per i primi di luglio. Ovviamente, previa relazione finale del geologo e dell'ingegnere competente».
Una notizia che se da un lato risolleva le sorti dell'economia di Salina in generale e di Malfa in particolare, dall'altro presenta delle ombre, visto che qualcuno ha sollevato dei dubbi sulle tecniche adottate per i lavori. I dubbi nascerebbero per una tecnologia troppo invasiva, dall'eccessivo impatto ambientale, rovinando così uno dei posti più belli dell'isola e minacciando lo sviluppo della macchia mediterranea.
«Lo Scario – ha sostenuto il primo cittadino di Malfa – è un sito dal grande valore ambientale e storico, dove un tempo facevano scalo i velieri che commerciavano con la Campania. Posso garantire che i lavori sono stati fatti nel più assoluto rispetto. I grossi massi sono stati opportunamente traforati e bloccati con dei tubi invisibili all'esterno, scongiurando qualsiasi caduta. La parete friabile è stata a sua volta salvaguardata con un'apposita rete paramassi, dove già sta crescendo la vegetazione. Tra poco, sarà proprio la macchia mediterranea a mimetizzare tutto, come stanno a dimostrare i capperi e le canne che già sono cresciuti».
«Inoltre, alcune piastre esterne – ha concluso Longhitano – verranno opportunamente verniciate con il medesimo colore dei massi. E ci tengo a precisare che questo progetto ha avuto le regolari autorizzazioni della Soprintendenza e del Genio Civile».
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