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venerdì 7 dicembre 2012

TRADIMENTI E CONGIURE DI PALAZZO IL BERSAGLIO È CROCETTA

Prima ancora che nel Palazzo i sospetti, i veleni, e malintenzioni della legislatura appena spirata ristagnano all’esterno, nell’informazione,  che bolla come un inciucio fra postcuffariani e centristi del Pd, la maggioranza che ha regalato a Giovanni Ardizzone un lusinghiero risultato al secondo turno ( performance riuscita poche volte a Sala D’Ercole ai predecessori). Invece che raccontare un risultato che premia la maggioranza relativa Pd-Udc, in debito di voti in Aula (otto per la precisione), i fari si sono accesi su cecchini, franchi tiratori, traditori, per disegnare un patto politico, non solo istituzionale,  fra l’asse Pd-Udc e il Pdl, incaricato di scardinare la volontà degli elettori.
Buongiorno Sicilia, siamo punto e a capo? No, non è così. O meglio, non è ancora così. Ma il tentativo è in corso. Subdolo e assai pericoloso. Si mira, infatti, al bersaglio grosso.
Sul banco degli imputati è stato chiamato il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, descritto come un uomo rammaricato ed indispettito dal lusinghiero risultato ottenuto da Giovanni Ardizzone, e ispiratore di una congiura che avrebbe dovuto, e potuto, rinviare al giorno dopo la consacrazione del candidato Udc, facendo mancare i voti richiesti dalla maggioranza assoluta. Un emissario di Crocetta, il deputato Malafarina, è questa la prova principale del tradimento, avrebbe cercato i voti dei grillini il giorno prima. Non avendoli trovati, il governatore avrebbe preferito che si soprassedesse, remando contro Ardizzone.
 Poiché c’è di mezzo uno “sbirro”, Malafarina, funzionario di polizia, per investigare sul tradimento bisogna cominciare dal movente: quale interesse avrebbe avuto Crocetta a sfasciare il rapporto con il suo principale alleato, quell’Udc che l’ha designato ancor prima del Pd come candidato alla Presidenza della Regione? Che cosa avrebbe “armato” la mano di Crocetta contro Ardizzone, al punto da fargli perdere il controllo politico dell’Aula per la durata del mandato?
Noi il movente di Crocetta non l’abbiamo scoperto.
Se il movente fosse inesistente in Crocetta, lo si dovrebbe invece cercare altrove, come si fa in ogni investigazione che si rispetti, politica e non, visto che il tradimento si è affacciato autorevolmente e va punito.
Il Pdl aveva bisogno di rientrare nei giochi, dopo essere uscito con le ossa rotte dalle urne: l’asse Pd-Udc in debito di voti si sarebbe prestata ad un blitz senza grossi problemi, passando dal tavolo, àu plein air, della trattativa istituzionale, riferita con dovizia di particolari dalla stampa, al voto d’Aula “insufficiente”. E qui con le consuete furbizie, ha trasformato quel 46 tondo a favore di Giovanni Ardizzone,  in una rovinosa sconfitta della maggioranza politica, procurata dal Presidente della Regione. Durante lo spoglio sono usciti i nomi dei cecchini, manco a dirlo, che si sarebbero spudoratamente messi in vista per denunciare la loro contrarietà ad Ardizzone.
Giuseppe Castiglione ha presidiato la Sala Stampa di Palazzo dei Normanni per spiegare la scelta istituzionale del Pdl e persuadere anche i più riluttanti della indispensabilità dell’apporto dell’opposizione di centrodestra al successo di Ardizzone. Ha fatto il suo mestiere, nulla da obiettare, anzi. Una incursione perfetta, che potrebbe ribaltare i numeri usciti dalle urne e rendere pan per focaccia a coloro che quattro anni or sono gli crearono un sacco di dispiaceri, cacciando dal governo il gruppone parlamentare del Pdl, frantumatosi sugli scogli di Gianfranco Micciché, ammutinatosi, e Raffaele Lombardo, “spiaggiato” infine in modo irreversibile per la lesta manovra di affiancamento organizzata da Antonello Cracolici e soci.
Coloro che vedono complotti e congiure ad ogni piè sospinto avrebbero potuto, invero, trovare spunti perfino nello spoglio delle schede segnato da una sequenza negativa per il candidato Presidente: in dirittura di arrivo, a dieci schede dalla conclusione dello spoglio, nessuno avrebbe scommesso un euro sul successo di Ardizzone. E invece sono arrivati otto voti a favore del Presidente. Un’onda anomala. C’è stato chi, come lo scrivente, ha telefonato in redazione per suggerire il titolo: non ce l’ha fatta. Il clima della disfatta era stato confezionato da un percorso inconsueto dello spoglio, incaricato di cancellare l’affidabile calcolo delle probabiltà.
Il Presidente dell’Assemblea, appena eletto, non è caduto nella trappola, spiegando di essere sicuro della lealtà dei gruppi parlamentari alleati, Lista Crocetta inclusa, e ringraziando per il consenso ricevuto le opposizioni, per poi concludere che, qualunque sia la scelta fatta da ciascun deputato o gruppo parlamentare, intende rappresentare tutti allo stesso modo per assicurare una terzietà, rispetto alle parti, cui – aggiungiamo noi – non siamo più abituati.

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