Riceviamo e pubblichiamo:
Nel contesto territoriale politico-amministrativo in cui sono cresciuto e dove ho maturato una mia sensibilità ambientale, sociale ed economica, ho cercato di dare il mio contributo, consapevole che questo territorio può crescere solo se si lavora insieme, valorizzando le peculiarità, superando i campanilismi e le mediocrità personali, dando il giusto valore alle risorse ambientali, monumentali, storico-culturali e a quelle umane.
Di antidoti, di bacchette magiche non ce ne sono: oggi c’é bisogno di molta buona volontà, di ideali, obiettivi definiti, idee reali e principalmente di unione “superpartes” e di tanto tanto lavoro.
Io credo nell'intesa di tutti e nel confronto tra tutti, specie se basati sulla sana ed essenziale saggezza di riconoscere le opportunità, le buone idee antiche e quelle attuali, ricordandoci anche degli errori fatti per tentare di non commetterli nuovamente.
Infatti, solo se tutti saremo capaci di sederci seriamente e programmare un reale progetto di sviluppo per queste isole riusciremo a invertire l’attuale tendenza negativa che si manifesta in campo economico, o l’essenzialità culturale e intellettuale che sembra prevalere a volte anche nel nostro contesto.
Bisogna comprendere che i progetti di sviluppo, quelli fattibili, non s’improvvisano e per essere tali non devono appartenere a una parte degli attori in campo ma a tutta la compagnia.
Va aperto un costruttivo dibattito con tutti i soggetti istituzionali e sociali presenti sul nostro territorio e ognuno deve esprimere idee che - lette come riflessioni propositive - possano servire per contribuire a dare grandi opportunità al nostro arcipelago.
La fase politica e sociale è talmente delicata che non possiamo permetterci di affidare deleghe in bianco a nessuno. Nemmeno può passare come lecito quello che, per caso, ieri ho letto su una “mattonella” di ceramica, in bella vista in un noto negozio della via Garibaldi, che riproduceva il centro abitato di Lipari con riportato il motto “’cca cu si svigghia prima ‘a matina cumanna”.
Pensiamo a un progetto di sviluppo che non sia riservato esclusivamente all’offerta turistica stagionale, ma sia di crescita anche per i residenti perché anch’essi hanno necessità di qualità ed efficienza, che deve essere offerta tutti i giorni. Quindi ciò “costringerebbe” la pubblica amministrazione a una gestione costante dei servizi e del territorio, sempre pronti da offrirli anche agli ospiti in ogni periodo dell’anno.
Pensiamo, per esempio, a riqualificare realmente il nostro centro urbano; non bruciamo territorio; creiamo occupazione; facciamo vivere i colori, i sapori e la storia di un popolo che della cordialità e dell’accoglienza ha fatto sempre un punto di forza.
Le nostre Eolie possono vivere di turismo sano solo riuscendo a dare i giusti servizi, nei trasporti, nella sanità, nella gestione dei rifiuti, nel servizio idrico, negli impianti sportivi, nell’offerta culturale e formativa, nell’ordine pubblico, nella ritrovata tranquillità, riqualificando il territorio sul piano ambientale, urbanistico ed energetico e pensando seriamente al ripascimento delle nostre spiagge bianche che da sole, in una stagione, potrebbero attrarre più dei turisti trasportati con cento voli aerei.
Un’altra tipologia d’intervento utile su Lipari è quella di creare le condizioni per rendere vivibile e confortevole il nostro centro storico offrendo anche delle opportunità urbanistiche che possono meglio renderlo fruibile e tutelarlo maggiormente.Una generazione, anche politica, si distingue se riesce a lasciare segni tangibili, non solo blandi segnali del suo passaggio e della sua attività. Se riesce ad incidere, a prendere decisioni coraggiose: a governare, non galleggiare.
Le Eolie bisogna amarle, senza soffocarle e oggi, se si va avanti così, noi invece le stiamo soffocando.
A giorni partirà quel turismo che bene non fa a queste isole. Un turismo non programmato, non voluto ma frutto dell’andazzo generale, dell’omologazione che rende tutto uguale, tutto banale: Lipari come Ischia, come Santorini, come Maiorca…però senza i punti di forza di queste località. Un turismo mordi e fuggi, più che pianificato con buon senso e lungimiranza…
Per certi aspetti, è ormai simbolo di una nuova generazione la movida notturna che per tutto il mese di agosto imperverserà per le strade di Lipari: eppure non ritengo sia la scelta corretta e non certamente per una questione generazionale (amo anch’io il divertimento).
Purtroppo, però, quello che si va a creare con la movida si scontra terribilmente con un altro tipo di turismo, più rispettoso ed economicamente fruttuoso. E questa scelta, a mio avviso, unita alla crisi economica generalizzata, ha portato e sta portando sempre più il nostro territorio all’abbandono… con la conseguente invasione di “altro”.
Ai cittadini del “centro storico di Lipari” (che io preferirei definire invece un confuso centro commerciale) non si può dire, per esempio, che devono “sopportare” perché qualcuno ha investito soldi.
Questi portatori di notti insonni e senza riposo, spesso inascoltati, giustamente non possono credere che questo sia il turismo appropriato alle nostre isole ma credono invece che a Lipari sia possibile un altro tipo di turismo più qualificato, così come lo è stato per tanti anni.
Possiamo rassegnarci ad affermare che il tipo di turismo attratto dalla straordinaria bellezza di queste isole, uniche da un punto di vista ambientale e paesaggistico, così ricche di mare, sole, storia e cultura, sia vanificato?
Dobbiamo rinunciare a riportare a Lipari e in tutte le Eolie un turismo di qualità, che sia fonte di benessere per gli ospiti e per gli isolani che vivono di questa voce economica?
Lipari, 3 Agosto 2014.
Saverio Merlino
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