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venerdì 8 agosto 2014

"La nostra terra abbandonata". Lo sfogo di una liparese tornata nelle nostre isole. Portavoce anche delle pesanti critiche di una coppia di turisti

Caro direttore, 
chiedo, gentilmente, se è possibile, di pubblicare nello spazio che ritieni opportuno quello che ora ti scrivo... Ieri sera, giorno di S. Gaetano, mi sono recata ad Acquacalda per partecipare ai festeggiamenti in onore del Santo. 
Il servizio bus di Urs  è stato sufficientemente comodo in quanto ho avuto la fortuna di viaggiare con l'ultimo modello in loro dotazione. Stendo invece un velo pietoso sui mezzi semi fatiscenti che collegano Canneto con Lipari e viceversa. 
Purtroppo sono riuscita a restare ad Acquacalda solo qualche minuto poiché, subito dopo l'arrivo, ho ricevuto una brutta notizia riguardante una persona di famiglia che ci ha lasciati prematuramente e chiaramente non potevo restare a fare festa come se niente fosse. Ho fatto autostop per raggiungere Canneto e, dopo qualche minuto, una gentilissima coppia di signori bresciani, si è fermata e mi ha caricata sulla loro macchina. 
Come succede tra sconosciuti ci si presenta e si da inizio a un minimo di conversazione. I signori in questione mi hanno turbato moltissimo: con pacata educazione mi hanno fatto un quadro umiliante dello stato in cui versa la nostra amata isola. L'incuria, lo sporco nelle viuzze, nelle strade cacca di cane dappertutto, la disorganizzazione, le spiagge con annesse discariche e scoli d'acqua fetida, le spiagge bianche che non esistono più, le strade dissestate e pericolose, prezzi esagerati e quasi da estorsione, per quello che viene offerto al turista, cani randagi lasciati liberi di circolare tra la gente, cattivi odori che imperano in molte zone dell'isola, rumori molesti a tutte le ore del giorno e della notte, trasporti carissimi e non sempre puntuali...e altro ancora... che ho fatto fatica a registrare nella mente. 
Per concludere hanno "disprezzato" coloro che gestiscono la cosa pubblica definendoli "amministratori incompetenti, impreparati e assolutamente distruttivi" prima per la nostra comunità e poi per quanti, in buona fede, si lasciano ancora convincere a venire a visitare le bellezze naturali che offrono le nostre amate e trasandate sette preziosissime perle. 
È inutile aggiungere che, seppure con la morte nel cuore, ho dovuto, obiettivamente, essere solidale con il loro profondo disappunto e la loro delusione. In fondo è quello che provo anch'io ogni qualvolta torno nella mia amatissima terra. 
Voglio aggiungere che a mio parere, è finita l'era delle vacche grasse. Il turista non è più disposto a farsi "prendere per i fondelli" (parole pronunciate da questi signori) e, queste di oggi, sono voci che raggiungeranno altra gente la quale, sicuramente, rinuncerà a venire a spendere il proprio denaro qui da noi. (Qui qualcuno dirà: "e che se ne stiano a casa loro" ... ) Non pensano che i soldi di queste persone consentono a molti di continuare a sfamare le loro famiglie. Non pensano che il turismo è lavoro, è guadagno, è progresso. O qui si prendono seri provvedimenti e tutti i cittadini, consapevolmente, fanno la loro parte, costringendo coloro che governano a fare scelte radicali e risolutive per migliorare in toto tutta l'isola, oppure l'oro che abbiamo per le mani si trasformerà presto in polvere, molto più di quella bianca che ha ucciso molti dei nostri compaesani. 
Questa nuova polvere porterà definitivamente via, il poco benessere che ancora resiste, grazie all'iniziativa coraggiosa di alcuni volenterosi che stanno lottando coi denti, affinché questa nefasta possibilità, non accada mai. 
Quello che ho scritto ferisce me prima di chiunque altro. Io amo questa terra e vorrei il meglio per vederla brillare. 
Invito tutti gli amici compaesani a protestare, non permettete che ci strappino le nostre radici. Vi prego, lottate per questa splendida terra, fatela risorgere in tutto il suo splendore. Tocca a tutti, anche a me che vivo lontana. 
Grazie Salvatore, accogli se ti è possibile il mio appello accorato.
Concetta Biviano.

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