Nel mirino la decisione della Regione Sardegna, che ha voluto fare concorrenza alle rotte di Tirrenia con la Saremar. Proprio per questo lunedì sera Giancarlo D'Andrea, commissario straordinario della compagnia a un passo dalla privatizzazione,è rimasto fino a tardi a Roma, a palazzo Chigi, per parlare, con i vertici, del Governo proprio di questo.
Con l'autorizzazione del ministero, la privatizzazione è giunta nella fase conclusiva. Anche se, prima che il commissario possa avviare le procedure per il trasferimento della proprietà dei beni a Cin occorrono ancora l'accordo dei sindacati e l'autorizzazione preventiva al closing da parte dell'Antitrust (si dovrebbe esprimere entro 45 giorni, a meno che non apra un'istruttoria).
La vera incognita, però, è il malumore degli armatori di Compagnia italiana rispetto alla concorrenza di Saremar, che la Regione Sardegna ha voluto rendere aggressiva con il noleggio di due nuove navi per praticare prezzi low-cost (grazie ai contributi pubblici di cui dispone la compagnia). Proprio ieri il governatore regionale Ugo Cappellacci ha annunciato che «sono già 1.500 le prenotazioni effettuate tra sabato e domenica per i collegamenti Sardegna-contintente con la Saremar».
Una dichiarazione che certo non fa piacere ai proprietari di Cin. La cordata ha fatto un'offerta per Tirrenia di 380 milioni, con un esborso in contanti da 200 milioni e il resto in tre rate da 60 milioni ciascuna, che saranno versate a seguito dell'incasso dei contributi statali previsti per sostenere le rotte di servizio pubblico: 72 milioni l'anno per otto anni. È comprensibile, quindi, che gli armatori trovino non corretta la concorrenza di Saremar, compagnia a suo tempo ceduta gratuitamente (sottraendola a Tirrenia, che la controllava) dal governo alla Sardegna, con l'obiettivo che la Regione la privatizzasse.
«Ci hanno rovinato la festa», afferma Ettore Morace, ad di Compagnia italiana. «Non possiamo gioire – prosegue – nonostante l'aggiudicazione perché con l'acquisto di Tirrenia noi ci impegniamo ad investire, abbiamo l'obbligo di mantenere le rotte e di salvaguardare i posti di lavoro. Per tutta risposta abbiamo questa mossa della Regione Sardegna che costituisce una flotta pubblica, nei mesi estivi, per farci concorrenza».
Tra i tre armatori, afferma Morace, proseguono consultazioni e colloqui per decidere se portare a termine o meno l'acquisto di Tirrenia. Anche se un dietrofront comporterebbe, quasi certamente, la perdita almeno della fideiussione da 20 milioni presentata a garanzia dell'offerta vincolante. Proprio per cercare di risolvere questo ennesimo intoppo, D'Andrea ha avuto un lungo incontro col governo a palazzo Chigi, che ha fatto slittare il previsto meeting del commissario con i sindacati.
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