I deputati regionali del Movimento 5 Stelle hanno dovuto misurarsi perfino con la logistica del Palazzo, che si muove con la lentezza di sempre; con il regolamento interno e quello del personale, le consuetudini, rituali e liturgie impossibili da dismettere da un giorno all’altro. Ma hanno dovuto confrontarsi anche, ed era inevitabile, con la loro inesperienza.
Sia Crocetta quanto i grillini, però, non sono apparsi affatto dei principianti nel trattare le questioni meramente politiche, l’attribuzione degli incarichi, per esempio, negli organismi istituzionali. Ed hanno finito con il ritrovarsi. Crocetta ha evitato che la maggioranza (relativa) sbandasse a favore del Pdl e del Pid ed è riuscito ad instaurare un buon rapporto con il Movimento 5 Stelle; i grillini hanno ottenuto la vice presidenza dell’Assemblea e la presidenza di una commissione legislativa.
Il posizionamento politico, tuttavia, è solo una piattaforma, il contesto adatto per fare le cose. E’ uno start-up utile, nulla di più. Il Presidente della Regione deve affrontare questioni che fanno tremare i polsi, a partire da quelle enunciate da lui stesso: la spending review, il precariato, i rifiuti, l’acqua, le incompatibilità, la formazione professionale.
I grillini devono fare sapere di esserci molto presto: sono nel consiglio di presidenza dell’Ars con un ruolo prestigioso – Venturino è il vice presidente vicario – il luogo in cui si decide come e con quali regole si deve assicurare l’attività legislativa: qualità del lavoro parlamentare, qualità della spesa, trasparenza. Spetta ai “rivoluzionari” abbattere il muro degli arcana imperii, le regole, tuttora vigenti, che non permettono di rendere pubblici gli atti ed i provvedimenti dell’Ufficio di Presidenza.
Ci si aspetta molto, ed è giusto che sia così, da coloro che mettono sul pennone più alto la bandiera della rivoluzione.
La gente non aspetta miracoli, ma segnali di buona volontà e di intelligenza amministrativa.
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