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lunedì 18 marzo 2013

CHE COSA SAREBBE ACCADUTO SE GRASSO NON CE L’AVESSE FATTA…

“Se vince Schifani in Sicilia ci fanno un mazzo così…”. L’urlo del senatore grillino è entrato nella storia della XVII legislatura come un disperato tentativo di evitare che ai grillini siciliani fosse attribuita la responsabilità della permanenza di un berlusconiano siciliano al vertice del Senato, seconda carica dello Stato.
La libertà di coscienza, concessa o strappata, ha fatto sì che non accadesse quanto paventato.
Ma se fosse prevalsa la disciplina movimentista e le disposizioni di Beppe Grillo che cosa sarebbe accaduto?
Renato Schifani sarebbe rimasto al suo posto, simbolo di una continuità dell’era berlusconiana. Le conseguenze più importanti, tuttavia, sarebbero state ben altre.
Pierluigi Bersani avrebbe dovuto registrare una sconfitta decisiva della sua linea politica. La sconfitta al Senato avrebbe reso impossibile il conferimento dell’incarico, o il semplice mandato esplorativo, da parte del Capo dello Stato al leader del centrosinistra, che dispone di una maggioranza assoluta di parlamentari alla Camera ma di una maggioranza relativa, e solo tale, al Senato della Repubblica.
Ciò avrebbe comportato la ricerca di una personalità politica, istituzionale o no, cui affidare la formazione del nuovo governo “di scopo”, per transitare il Paese ad un nuovo appuntamento elettorale. A meno che non si sarebbe trovato un escamotage per far sedere attorno al tavolo Pd e Pdl.  Il primo effetto delle larghe intese sarebbe stato la scelta del Capo dello Stato gradito al centrodestra ed al centrosinistra.
Il Partito Democratico avrebbe dovuto rifare le primarie per scegliere un nuovo leader, le chance maggiori li avrebbe avute Matteo Renzi, il leader dei rottamatori.  Alle urne avremmo assistito, assai probabilmente, ad una sfida fra Renzi e Berlusconi (o Angelino Alfano, nel caso in cui i guai giudiziari del Cavaliere non lo permettessero)
Beppe Grillo ed il suo Movimento sarebbero diventati per una parte dell’opinione pubblica, i responsabili del ritorno alle urne ed avrebbero fatto fatica a dimostrare di avere partecipato al governo del Paese, nel ruolo di oppositori.
Il Parlamento più giovane della storia repubblicana – più donne, pochi uscenti, molti sconosciuti – sarebbe tornato a casa dopo pochi mesi. La crisi economica italiana non sarebbe stata “governata”  per altri sei mesi.
Non è affatto scontato che l’elezione dei Presidenti della Camera e del Senato abbia evitato questa road map. Si può solo prendere atto solamente che è stata scongiurata per il momento.

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