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mercoledì 20 marzo 2013

Lettere al direttore. Il signor D'Angelo interviene sulla nota della dottoressa Gulotta

Gentilissimo Direttore,
facendo seguito alle “smentite pubbliche, da nessuno tra l’altro, mai richieste” della Dottoressa Gulotta, intendo in merito esprimere il mio “profano” parere, esclusivamente in qualità di cittadino “animale umano, come cita Paolo Stoppa” per tanto, approfittando possibilmente dello spazio interno al giornale, intendo esporre quanto segue.
Anche al sottoscritto recentemente è giunta “almeno per quanto riguarda il comprensorio di Vulcano” voci di popolo, inerenti l’operato di quelle che la Dottoressa definisce: maldicenze e malvagità gratuite e che di contro, magari, per un semplice cittadino “profano” ed anziano, spinto dal semplice affetto e dall’amore per questi animali, cresciuti, accuditi, come una sorta di piacevole missione, le stesse parole, potrebbero assumere un significato di legittimo e democratico dissenso.
Non volendo entrare nel merito delle competenze professionali “non avendone i requisiti” e comunque, trovandomi favorevolissimo all’iniziativa posta in essere, mi sorge altresì, un ragionevole dubbio…. dettato, più da quello che scrive la Dottoressa, che da quello riportato dalla gente, ovvero il diverso modo di porsi e di affrontare la situazione.
Di fatti, come dicevano gli antichi: Excusatio non petita, accusatio manifesta “se non hai niente di cui giustificarti, non scusarti” vi è, da una parte, una professionista, che alla luce di queste “a sua detta” dicerie di paese, “stranamente” invece di aprirsi al dialogo costruttivo ed al confronto, forte e consapevole del proprio operato e del suo valido e qualificato STAFF, da adito e visibilità, approfittando di un mezzo potente di comunicazione, reagendo e giustificandosi “riservandosi provvedimenti” con atteggiamenti di matrice inequivocabilmente minacciosa ed intimidatoria, sulla base di semplici pettegolezzi, di contro invece, abbiamo delle signore pacifiche, semplici, che si tengono impegnate prendendosi cura dei gattini e che magari “forse, ma dico forse sbagliando, a loro modesto avviso, hanno percepito, con gli occhi del cuore, delle procedure un po’ diciamo…. FORTI” persone, che per la loro semplicità, non si cura minimamente, degli aspetti legali della vicenda, ne di celate minacce via web, ma di come porre pacificamente rimedio all’eventuale reiterarsi della situazione, con l’unica arma concepibile “ed evidentemente” efficace a loro disposizione, ovvero, l’antico e pratico passaparola.
Concludo dicendo, che le voci di paese, quando si ha la coscienza pulita, sono fine a se stesse e bisognerebbe considerarle come tali “anche se eventualmente, ma questa è solo una mia ipotesi, non essendoci accuse dirette, potrebbero derivare da fonti interne ai lavori, chi può dirlo”, ma quando alle stesse si attribuisce eccessiva importanza, riverberandole persino dallo stesso accusato, che scosso, assume reazioni poco convenzionali dettate da un forte risentimento, esse, inevitabilmente prendono peso, allora ritornano i vecchi quanto infallibili proverbi antichi che citano: Vox populi, vox Dei “voce di popolo, voce di Dio” se la Dottoressa forte del proprio operato, avesse voluto dare “il giusto riconoscimento ad interventi così risolutivi come mai visti prima!” a mio modesto avviso, avrebbe dovuto approfittare dello spazio a disposizione del giornale in maniera più costruttiva e meno accusatoria, lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.
Giuseppe Alessandro D’Angelo

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