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domenica 9 febbraio 2014

Cari ragazzi, state attenti a coloro che vi dicono: “Le canne non fanno male”. (di Samuele Amendola)

Cari ragazzi, state attenti a coloro che vi dicono: “Le canne non fanno male”.
L’uso delle cosiddette droghe leggere durante l’adolescenza
Samuele Amendola

“Nessuno è mai morto per uno spinello”, “una canna non fa male a nessuno ed è meno dannosa di un bicchiere di vino”, “è una sostanza naturale”, “sono molto più nocivi alcool e tabacco della cannabis”, …sono solo alcuni degli slogan che gli antiproibizionisti usano nella campagna per la depenalizzazione delle cosiddette droghe leggere che, oltre a puntare su presunti benefici terapeutici nella cura di malattie che impressionano l’immaginario collettivo, vogliono anche rimarcare l’assoluta innocuità per la salute, di un consumo puramente voluttuario.
Non voglio entrare nel merito della questione della liberalizzazione delle droghe leggere, in quanto secondaria, dal mio punto di vista. Vediamo, piuttosto, se è vero che “le canne non fanno male” andando a controllare ciò che dicono studi e ricerche scientifiche, attraverso l’aiuto della giornalista Lorenza Perfori che ha scritto un interessante articolo in merito e dal quale ho estratto le seguenti parti.
Cannabis come droga d’inizio
“Chi usa cannabis – scrive Don Chino Pezzoli– corre un rischio 60 volte maggiore di passare ad altre sostanze illecite rispetto a chi non consuma”. La marijuana diventa in questo modo la porta d’accesso verso la sperimentazione di sostanze più forti e deleterie come cocaina ed eroina. Il Dipartimento per le Politiche Antidroga osserva che il “95% delle persone tossicodipendenti da eroina in trattamento in Italia ha iniziato con la cannabis”.
Sono diversi gli studi che provano come “i cervelli di persone vulnerabili, sensibilizzati in giovanissima età con cannabis, spesso evolvano con più facilità, in età più avanzate, verso forme di addiction da eroina o cocaina”.
Un’indagine sul consumo di cocaina realizzata nel 2008 dalla ASL di Bologna – scrive Lorenzo Bertocchi citando la relazione del dottor Pavarin – ha rivelato che esiste “una elevata tendenza al policonsumo: il 60% di chi ha usato una qualsiasi droga ha utilizzato più di una sostanza, il 34% più di tre”; e “dall’analisi dei dati sembra molto difficile il passaggio all’uso di altre sostanze illegali senza prima aver utilizzato hashish o marijuana: solo il 4% degli intervistati ha usato sostanze illegali senza provare cannabis”.
Alterazioni e danni Cerebrali, invecchiamento precoce
Il principio attivo della cannabis, tetraidrocannabinolo (THC), può provocare gravi alterazioni cerebrali. Riferisce Pezzoli che scoperte recenti hanno messo in luce che “il tetraidrocannabinolo induce la morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del DNA nell’ippocampo”. L’uso precoce di questa sostanza (durante l’adolescenza) è stato associato “a deficit cognitivi a lungo termine e ad una minore efficienza delle connessioni sinaptiche nell’ippocampo in età adulta”.
E non solo, “studi sugli effetti cognitivi dell’uso di cannabis riportano deficit nell’attenzione sostenuta nell’apprendimento, nella memoria, nella flessibilità mentale e nella velocità di processamento delle informazioni”. Anche in questo caso “più precoce è l’inizio d’uso di cannabis, maggiori e più gravi sono le conseguenze cognitive associate”.
Il fumo della cannabis altera “la memoria a breve termine, le percezioni, la capacità di giudizio e le abilità motorie”, come hanno dimostrato le ricerche del National Institute on Drug Abuse (NIDA). Si è visto che il THC agisce colpendo “le cellule nervose in quella parte del cervello dove risiede la memoria, impedendo ai consumatori di ricordare avvenimenti recenti e rendendo difficoltoso l’apprendimento”.
Con buona pace di coloro che sostengono sia più dannoso l’alcool della cannabis, si è in realtà riscontrato che, a differenza dell’alcool, gli effetti sulle capacità e le funzioni neurocognitive della marijuana, persistono anche dopo il periodo di intossicazione, variando in base alla durata e alla precocità del periodo di esposizione. Questo perché il THC rimane in circolo nell’organismo per giorni o, addirittura, settimane dopo l’assunzione, continuando a produrre i suoi effetti negativi. C’è poi da dire che fumare marijuana significa assumere anche altre sostanze tossiche per l’organismo, come ammoniaca e idrogeno cianide, presenti in quantità 20 volte superiore rispetto a quello riscontrabile normalmente nel tabacco. Secondo uno studio della British Lung Foundation “fumare tre o quattro volte al giorno marijuana corrisponde a fumare 20 sigarette di tabacco”.
Ma non solo, l’esposizione cronica al THC accelera anche la degenerazione, normalmente collegata all’invecchiamento cellulare, sia a livello mentale che fisico. Questa correlazione è stata evidenziata, tra gli altri, da J.C. van Ours e J. Williams, nel corso di una conferenza tenutasi il 14 gennaio 2011 dal titolo “The Effects of Cannabis Use on Physical and Mental Health” (Editorial Express). Lo studio ha reso noto che “l’effetto del consumo medio di cannabis sulla salute mentale è stimato, nell’uomo, ad un invecchiamento di undici anni e, nella donna, ad un invecchiamento di vent’anni”, mentre “il consumo medio di cannabis comporta, sulla salute fisica di un uomo, un invecchiamento di otto anni”. I ricercatori mettono quindi in guardia dall’uso di cannabis coloro “che vogliono rimanere giovani, o desiderano non invecchiare troppo velocemente”, in quanto l’utilizzo di questa sostanza “li porterà ad essere sostanzialmente più vecchi rispetto ai coetanei che si astengono dal consumo”.
Disturbi psicotici
A causa dell’alterazione della capacità dei neuroni di svilupparsi in maniera appropriata, il consumo di cannabis ha effetti molto gravi in età adolescenziale, “con il risultato che il cervello di un adulto che da adolescente ha consumato cannabis, risulta più vulnerabile ed esposto all’insorgere di disturbi mentali (depressione, psicosi e disturbi affettivi) (Le Bec, 2009)” .
In un documento redatto a febbraio 2009 – contenente un’abbondante e significativa bibliografia – il Royal College of Psychiatrist (RCP) del Regno Unito, ha chiaramente indicato come ci sia una crescente evidenza del fatto che, l’uso regolare di cannabis, raddoppi il rischio di sviluppare episodi psicotici o schizofrenia. La ricerca degli psichiatri inglesi ha messo in luce un chiaro legame tra consumo precoce di cannabis e il successivo sviluppo di problemi mentali, sia in coloro che sarebbero geneticamente vulnerabili a problemi come depressione e psicosi, sia in coloro che – pur non essendo predisposti – iniziano a consumare cannabis in età adolescenziale. Verosimilmente il problema sembra causato dell’interazione delle sostanze psicotrope con le cellule nervose di un cervello ancora in fase di sviluppo. Il cervello, infatti, completa la sua maturazione intorno ai vent’anni d’età, per cui “ogni esperienza o sostanza che disturba questo processo può potenzialmente produrre effetti psichici a lungo termine”.
Lo psichiatra Giuseppe Ducci, direttore del reparto di psichiatria del San Filippo Neri di Roma, denuncia che oggi si registrano “disturbi psicotici gravi sempre più precoci. Abbiamo persone di 24-25 anni che, dopo anni di abuso, hanno il cervello di un novantenne e un futuro di lungoassistiti”. Ma non solo. “La cannabis – continua Ducci – produce la sindrome amotivazionale: i ragazzi non vanno più a scuola, non vedono gli amici, si chiudono in se stessi. Alcuni arrivano al delirio o all’abulia, il prologo di un futuro complicato”. In sostanza, conclude lo psichiatra senza troppi giri di parole: “definire la cannabis una droga leggera è una vera fesseria”.
Dipendenza e astinenza
L’uso di cannabis continuato nel tempo può condurre a dipendenza. Diversi sintomi sono stati descritti, anche associati a dosi molto alte di cannabis, tra i quali: “umore irritabile o ansioso, accompagnato da modificazioni fisiche come tremore, sudorazione, nausea, modificazione dell’appetito e turbe del sonno”.
Effetti sulla sessualità
L’effetto negativo del THC sulla sfera sessuale sia maschile che femminile è noto da tempo. I consumatori uomini “possono risultare incapaci di raggiungere l’erezione”, ed avere problemi di fertilità, a causa di “una minor incidenza di spermatozoi competenti”. Nelle donne si è osservata “un’alterazione del ciclo mestruale” e livelli più alti di testosterone che possono influire sulla fertilità. In generale, il consumo di marijuana è stato anche associato all’inibizione dell’orgasmo.
Cancro ai polmoni e altre patologie polmonari
“Il fumo di cannabis altera la composizione genetica del DNA aumentando il rischio di cancro”.
“L’uso cronico della Cannabis per inalazione (fumo) comporta effetti analoghi al tabagismo, cioè irritazione delle vie respiratorie, broncocostrizione e rischio di tumore polmonare. Il fumo di cannabis, infatti, contiene gli stessi prodotti della combustione riscontrati nel fumo di tabacco: monossido di carbonio, catrame, sostanze mutagene e cancerogene (benzoantraceni e benzopireni a concentrazioni superiori a quelle del fumo di tabacco). Inoltre la deposizione di catrame a livello di epitelio delle alte e basse vie respiratorie è maggiore rispetto al fumo di tabacco per la diversa modalità con cui si fuma (aspirazioni più profonde e durature, assenza di filtri). Gli effetti dei due tipi di fumo, cannabis e tabacco, sono additivi. È stato calcolato che i danni all’epitelio bronchiale in chi fuma abitualmente 3-4 sigarette di cannabis, siano paragonabili a quelli riscontrati in chi fuma 20 o più sigarette di tabacco (Wu et al., 1988)”.
Cancro ai testicoli
Una ricerca della University of Southern California, pubblicato sulla rivista Cancer, ha rilevato il legame tra il consumo di marijuana e aumento del rischio di sviluppare un cancro ai testicoli. I ricercatori hanno confrontato le storie di 163 giovani uomini dediti all’uso ricreativo di cannabis e colpiti da cancro ai testicoli, con quelle di 292 uomini sani della stessa età, etnia, e provenienti dai medesimi quartieri, scoprendo che coloro che fanno uso di marijuana hanno il doppio di probabilità di ammalarsi di sottotipi di cancro ai testicoli (“non seminomi”) e tumori misti alle cellule germinali. I ricercatori hanno sottolineato che, visti i risultati, “i potenziali effetti cancerogeni della marijuana sulle cellule testicolari dovrebbero essere considerati non solo nelle decisioni personali sull’uso ricreativo di droga, ma anche quando la marijuana e i suoi derivati sono utilizzati a fini terapeutici”.
Possiamo concludere dicendo che in realtà, come dimostrano un’enormità di studi e ricerche empiriche, la cannabis non è affatto quella droga innocua e “leggera” che gli antiproibizionisti sponsorizzano: hashish e marijuana fanno male, molto male!!! Perciò è necessario, oggi più che mai, che voi ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani, ne restiate saggiamente alla larga, se non volete correre il rischio di compromettere irrimediabilmente il vostro futuro!
Concludo con un racconto che Bruno Ferrero dedica a tutti coloro che si lasciano tentare dalla droga, dall’alcol o dall’eccessiva velocità sulla strada.
LO SAPEVI
In una tribù indiana, i giovani venivano riconosciuti adulti dopo un rito di passaggio vissuto nella più stretta solitudine. Durante questo periodo di solitudine dovevano provare a se stessi di essere pronti per l’età matura.
Una volta uno di loro camminò fino a una splendida valle verdeggiante di alberi e radiosa di fiori. Guardando le montagne che cingevano la valle, il giovane notò una vetta scoscesa incappucciata di neve dal biancore abbacinante. “Mi metterò alla prova contro quella montagna”, pensò. Indossò la sua camicia di pelle di bisonte, si gettò una coperta sulla spalla e cominciò la scalata.
Quando arrivò in cima, vide sotto di sé il mondo intero. Il suo sguardo spaziava senza limiti, e il suo cuore era pieno di orgoglio. Poi udì un frusciò vicino ai suoi piedi, abbassò lo sguardo e vide un serpente. Prima che il giovane potesse muoversi, il serpente parlò.
“Sto per morire”, disse. “Fa troppo freddo quassù per me e non c’è nulla da mangiare. Mettimi sotto la tua camicia e portami a valle”.
“No”, rispose il giovane. “Conosco quelli della tua specie. Sei un serpente a sonagli. Se ti raccolgo mi morderai e il tuo morso mi ucciderà”.
“Niente affatto”, disse il serpente. “Con te non mi comporterò così. Se fai questo per me, non ti farò del male”.
Il giovane rifiutò per un po’, ma quel serpente sapeva essere molto persuasivo. Alla fine, il giovane se lo mise sotto la camicia e lo portò con sé. Quando furono giù a valle, lo prese e lo depose delicatamente a terra. All’improvviso il serpente si arrotolò su se stesso, scosse i suoi sonagli, scattò in avanti e morse il ragazzo a una gamba.
“Mi avevi promesso…”, gridò il giovane.
“Sapevi che cosa rischiavi quando mi hai preso con te”, disse il serpente strisciando via.
(Bruno Ferrero, L’importante è la rosa)

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