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sabato 14 marzo 2009

Il Ponte sullo Stretto...e non solo di BARTOLO NATOLI

Ponte sullo stretto di Messina resta aperta, come anticipato in altro articolo, la discussione. Dopo l'intervento di Lorenzo Casamento, pubblicato stamani, abbiamo ricevuto un'altra mail dal geometra Bartolo. La pubblichiamo ricordando che la nostra casella di posta elettronica s.sarpi@libero.it , resta sempre a disposizione per la trattazione di qualsiasi argomento, Ponte compreso.
IL TESTO DELLA MAIL DI BARTOLO NATOLI
A mia personale memoria se ne parla esattamente da ventisette anni cioe' da quando frequentavo il secondo Geometri dell'Istituto Tecnico Conti Vainicher.
E' assolutamente evidente l'importanza dell'opera se costruita, realizzata e messa a disposizione per il bene dell'intera collettivita' calabrese e siciliana.
La mia personale opinione e' quella che la sua realizzazione (in qualsiasi parte del mondo, compresa l'Africa, sarebbe una opera di natura strategica e quindi "normale") , assuma, come al solito, in Sicilia e Calabria le caratteristiche di un qualcosa di "mega" e ciò senza tenere conto della sua indiscutibile importanza "ambientale e strutturale". Opera che eviterebbe che, sull'attraversamento dello Stretto di Messina, non continuino a deriderci anche "dall'amato" terzo mondo.
E' spontaneo chiedersi è possibile che per attraversare lo stretto di Messina oggi ci vogliono poco piu' di due ore (in condizioni normali)?
Smettiamola, realizziamo cio' che in altre parti del mondo hanno fatto piu di cento
anni fa, caratterizzando il loro territorio anche dal punto di vista turistico, vedi i ponti
americani e soprattutto giapponesi, dove fior di ingegneri ITALIANI hanno posto in
essere progetti all'avanguardia sia dal punto di vista strutturale che di impatto ambientale.
I quesiti che invece bisogna porsi mi sembrano altri e cioè:
- la nostra cultura politica e' pronta per dare il via ad un'opera aspettata da piu' di cinquanta
anni?
- abbiamo la certezza dei tempi di realizzazione e cioe', per essere chiari, di un inizio e di una
fine dei lavori soprattutto quest'ultima vista come messa a regime dell'attraversamento?
- i nostri amministratori nazionali e regionali hanno l'acume e la preparazione mentale per fare fronte, al sicuro aumento occupazionale dei prossimi cinque anni, ma, nello stesso tempo, sapranno fare fronte agli innumerevoli scompensi dati dalla perdita di posti di lavoro al momento in cui il ponte andra' a regime?
Vedi Salvatore e, soprattutto, tutti gli amici che leggono, il problema non e' cosa faremo domani,
l'importante e' come gestiremo il dopodomani! Siamo pronti?
Purtroppo io penso di no, lo dico alla luce di tutto quello che' e' avvenuto negli ultimi cinque anni a Lipari e di riflesso in Sicilia.
Un esempio, che mi tocca, per tutti:
Per mantenere le Eolie nel patrimonio dell'Umanita' assieme ai "dieci comandamenti" vi era anche' l'imposizione di chiudere tutte le cave alle Eolie.
Bene, abbiamo chiuso le cave ma dei loro dipendenti e degli altri dieci comandamenti nessuno se ne e' occupato ed ad oggi abbiamo un "sito" fortemente a rischio in quanto nessuna delle "altre raccomandazioni" e' stata evasa. Ma, in compenso, abbiamo chiuso le cave.
Lo so che il concetto sembrerebbe lungo e tortuoso ma, nella sua vastezza, è uguale. Cioè quali garanzie abbiamo oggi, che l'opera prendera' il via, che sara' finita e che la stessa non leda l'economia e l'occupazione delle gia' martoriate regioni Sicilia e Calabria?
Se tutto e' stato attentamente vagliato, verificato e soprattutto se vi sono i referenti "personali" e non politici ,VIVA il ponte e tutto quello che di positivo rappresenta.
Bartolo Natoli.