Bocciato dall'Ars il Dpef del governo Lombardo. A favore del documento di programmazione economica e finanziaria d'iniziativa governativa hanno votato i 28 deputati presenti in aula del Mpa e del gruppo Sicilia, i cosiddetti ribelli del Pdl vicini a Gianfranco Micciché e Gianfranco Fini. Contro, Lealisti del Pdl, Udc e Pd. Il che era praticamente scontato fin da quando il presidente della Regione Raffaele Lombardo, appellandosi al regolamento parlamentare, aveva chiesto e ottenuto che il documento programmatico, bloccato in commissione Finanze da due mesi per l'ostruzionismo della maggioranza pidiellina, fosse portato in aula e iscritto all'ordine del giorno. Nessuno, invece, si aspettava che, bocciato l'ordine del giorno dei due gruppi autonomisti che sostengono il governo, il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini, prendesse la parola per dichiarare che lui e il suo gruppo, così come ha fatto anche il capogruppo dell'Udc Rudy Maira, avrebbero votato a favore dell'ordine del giorno del Pd. Dell'iniziativa di Leontini sembra essersi meravigliato lo stesso capogruppo Pd Antonello Cracolici, che ha subito preso la parola per ricordare al capogruppo del Pdl che l'ordine del giorno del suo gruppo non si esprimeva negativamente solo contro il Dpef del governo Lombardo, ma bocciava la linea politica dei governi di centrodestra che si sono finora alternati al governo della Regione. L'odg del partito democratico è stato, pertanto, approvato con 44 voti a favore e 27 contrari. Fra i 27 contrari, come ha tenuto a far sapere l'interessato, dovrebbe esserci anche quello del vice capogruppo del Pdl Salvo Pogliese (area An), che ha dichiarato: "Ho votato contro l'ordine del giorno del governo, ma anche contro quello del Pd. Se si fosse votato il terzo ordine del giorno a firma del Pdl, avrei votato a favore". L'approvazione dell'ordine del giorno del Pd, infatti, come da regolamento ha precluso la votazione tanto dell'emendamento dell'Udc, quanto quello del Pdl. Teoricamente, se ognuno avesse votato il proprio ordine del giorno e il Pdl lealista non si fosse schierato con l'opposizione, nessuno dei quattro documenti avrebbe ottenuto la maggioranza dei voti. E, magari, viste le presenze in aula (20 deputati assenti), quello del Mpa e del gruppo Sicilia poteva finire con l'essere il più votato. Ed è quello che Leontini, Caputo e Maira hanno inteso evitare. «Desta viva meraviglia e sconcerto - ha commentato a seduta conclusa l'assessore regionale al Bilancio Roberto Di Mauro - il voto espresso da gruppi e parlamentari della maggioranza che, pur di bloccare le iniziative del governo, hanno deciso di fare da ruota di scorta al Pd. Il Pdl dei cosiddetti lealisti - ha aggiunto Di Mauro - pur presente in giunta con due assessori, si è manifestato con un voto che non ha nulla a che vedere con l'identità e gli orientamenti del partito a cui appartiene. Oggi - ha concluso - scriviamo una pagina di reazione agli sforzi che il governo sta facendo per cambiare le regole dei governi precedenti, e per cambiare marcia rispetto al passato". "Il voto di stasera - ha dichiarato Cracolici - segna la fine del secondo governo Lombardo-Berlusconi nato a Palazzo Grazioli e del centrodestra in Sicilia. Si è consumato l'ultimo atto di una farsa durata 18 mesi di liti, spaccature e insulti. Il centrodestra ha vinto le elezioni - ha sottolineato - ma non è in grado di governare. Adesso spetta al presidente della Regione prenderne atto».
Soddisfatto per l'esito della seduta, il pidiellino Salvino Caputo, che prima del voto aveva svolto l'intervento più duro nei confronti del presidente della Regione, ha rilevato: «Quando si governa per dividere, invece di unire, i risultati sono devastanti e lasciano la Sicilia priva di un governo che abbia la maggioranza. Adesso il presidente Lombardo è bene che tragga le sue conseguenze politiche ed istituzionali».
Il capogruppo del Pdl Leontini, a sua volta, si è chiesto: «Esiste ancora, a livello politico, quella coalizione votata dagli elettori? Ce lo dovrà spiegare lo stesso presidente Lombardo, in sede di verifica di maggioranza».
Per il capogruppo dell'Udc Maira, "la Sicilia non merita di avere un esecutivo virtuale e lontano dagli interessi di una terra che merita sviluppo e buona amministrazione".