Dopo le montagne del Cadore ci potrebbe essere il mare delle Eolie. Questa volta non si tratta del centrodestra ma della strana maggioranza che sostiene il governo Monti. Chiaro, sono scenari e protagonisti diversi e nuovi, un’altra era geologica. Allora, nel 2003, Roberto Calderoli invitò quelli che vennero chiamati i “saggi” della Casa della libertà in una baita e lì venne siglato l’accordo sulla devolution e la riforma della Costituzione. Salirono a Lorenzago Andrea Pastore per Fi, Domenico Nania per An, Francesco D’onofrio per l’Udc. Ad accoglierli era stato il padrone di casa leghista in pantaloncini corti e in maniche di camicia. Le cose finirono male, per la verità, perchè le decisioni del Parlamento e la vittoria di Umberto Bossi vennero abrogate nel referendum del 2006. Adesso i protagonisti che stanno tentando di portare alla luce un nuovo sistema elettorale sono convinti che le cose andranno meglio, anche perché le nuove regole non dovranno essere confermate da una consultazione popolare. È necessario però consolidare il nuovo clima che si respirava due giorni fa al comitato ristretto del Senato dove Pd e Pdl hanno presentato proposte “aperte e flessibili”.
Bisognerà lavorare ad agosto e il senatore Enzo Bianco, proprio per rendere l’atmosfera ancora rilassata e favorevole all’intesa, ha avuto l’idea di invitare il suo collega Gaetano Quagliariello a Salina, una delle perle delle isole Eolie. «Sì - racconta l’ex sindaco di Catania che nel comitato ristretto è il relatore del Pd - inviterò Gaetano a Salina. Sono convinto che davanti a una buona granita di fichi e di gelsi neri da Alfredo sarà possibile trovare un buon accordo. Le distanze tra noi non sono incolmabili, c’è un progressivo avvicinamento. Con Quagliariello ci parliamo tutti i giorni e sono ottimista. C’è una forte spinta politica che viene dai vertici dei rispettivi partiti, anche dell’Udc. Alla fine, vedrete..., davanti a una bella granita, seduti a punta Lingua, ragioneremo meglio».
Bianco, che potrebbe invitare anche il capogruppo dell’Udc al Senato Gianpiero D’Alia (è di Messina e quindi farebbe presto a raggiungere i colleghi), ha pure fatto una road map: il 10 settembre il testo dovrebbe essere votato in commissione Affari costituzionali del Senato per essere poi approvato in aula entro il 30 dello stesso mese; entro la fine di ottobre il passaggio definitivo alla Camera. Forse c’è un eccesso di ottimismo visto che ancora non sono state risolte le questioni controverse, ma Bianco e Quagliariello all’unisono sostengono che questa volta si fa sul serio, di voler chiudere un accordo nel mese di agosto. Poche ferie e tanto lavoro al telefono, poi il «patto della granita» alla gelateria di Alfredo. Un ottimismo dovuto al fatto che è in atto uno scambio. In sostanza il Pd potrebbe accettare un premio di maggioranza da assegnare non alla coalizione, come vorrebbe, ma al partito che ottiene più voti; il Pdl dovrebbe cedere sulle preferenze e dire di sì ai collegi uninominali e a un premio di governabilità del 15%.
Sembrano questioni tecniche, invece hanno effetti politici molto rilevanti sulle alleanze e gli assetti del prossimo Parlamento. Non a caso Nichi Vendola ieri ha ribadito che «un premio al singolo partito è una camicia di forza che viene utilizzata dai partiti più grandi: quindi serve il premio alla coalizione». In questo caso Sel si assicurerebbe l’alleanza con il Pd e parteciperebbe al bonus di seggi dovuto al premio. Diverso è invece il caso di Casini, il quale potrebbe presentare una sua autonoma lista di moderati, senza l’imbarazzo di dover dire prima con chi vuole governare. Il Pdl invece potrebbe puntare a essere determinante in una delle due Camere e sfilare a Bersani Palazzo Chigi. Insomma, i giochi sotto traccia sono tanti. Intanto il segretario del Pd confida nella riuscita della trattativa: «Ma non faccio azzardi perché già troppe volte abbiamo visto cambiare le carte in tavola».
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