Benvenuti nel club dei partiti fai da te, fatti a immagine e somiglianza dei loro creatori. Sede del club, honoris causa, la Sicilia. L’ultimo “socio” è Lino Leanza, che entra nel club con Articolo 4, partito appena battezzato. Non è di sinistra, nè di destra, ma appartiene, manco a dirlo ai siciliani. È nato per tirarli fuori dai guai, consegnandogli l’autonomia che serve e la padronanza delle leve di comando. Non nasce da zero, non deve conquistarsi i consensi uno dopo l’altro, non deve emettere il primo vagito: sul fonte battesimale aveva già le parole e le ragioni per camminare da sè, e – secondo il suo padrino, un capitano di lungo corso -, Lino Leanza, ha un timone saldo, una truppa scelta e idee chiare.
Articolo 4, infatti, parte con una dotazione di tutto rispetto: un gruppo parlamentare di ben sette deputati regionali ed un esercito di amministratori comunali, sindaci assessori e consiglieri di ben 500 unità.
Alle ultime elezioni regionali non c’era, ma era come se ci fosse, perche’ il suo leader, il capitano di lungo corso, è salito su un una vettura che non sentiva sua per niente e nel breva arco di pochi mesi si è trasformata in un taxi, dal quale, come si sa, arriva il momento di scendere.
Articolo 4 aderisce, in linea di massima, alla maggioranza di governo, ma ragiona con la sua testa.Gli elettori non hanno potuto valutare obiettivi, programmi, vocazioni, attitudini, ma non ci hanno perso niente. Nel senso che i sette deputati che l’hanno fatto nascere si sono sottoposti al giudizio degli elettori. Concorrevano sotto bandiere diverse, ma le idee camminano con le gambe degli uomini, non viceversa. Non è davvero il caso di farne un problema.
Il club dei partiti fai ta te, dunque, registra un nuovo ingresso. Lino Leanza si trova in compagnia di Rosario Crocetta, il Megafono, Gianfranco Miccichè (Grande Sud), Saverio Romano (Cantiere popolare, Pid). A costoro bisogna aggiungere Raffaele Lombardo, Leoluca Orlando, Nello Musumeci per ragioni diverse. Raffaele Lombardo ha concepito, fatto nascere e crescere il Movimento per l’Autonomia, divenuto partito dei siciliani. L’ex presidente della Regione non ricopre alcun incarico formale, ma chi può dubitare in tutta onestà che l’Mpa-Pds non sia una sua creatura, viva e vegeta?
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha una Rete in progress. Vogliamo considerarlo un apolide?Nello Musumeci, per ultimo: senza di lui, Francesco Storace rimarrebbe orfano. Ha un gruppo parlamentare a lui intestato, non ha un partito, ma ha tale carisma e autonomia, consenso “personale” da non ammettere dubbi: è il capo virtuale di uno schieramento che si colloca nel centrodestra
Articolo 4, infatti, parte con una dotazione di tutto rispetto: un gruppo parlamentare di ben sette deputati regionali ed un esercito di amministratori comunali, sindaci assessori e consiglieri di ben 500 unità.
Alle ultime elezioni regionali non c’era, ma era come se ci fosse, perche’ il suo leader, il capitano di lungo corso, è salito su un una vettura che non sentiva sua per niente e nel breva arco di pochi mesi si è trasformata in un taxi, dal quale, come si sa, arriva il momento di scendere.
Articolo 4 aderisce, in linea di massima, alla maggioranza di governo, ma ragiona con la sua testa.Gli elettori non hanno potuto valutare obiettivi, programmi, vocazioni, attitudini, ma non ci hanno perso niente. Nel senso che i sette deputati che l’hanno fatto nascere si sono sottoposti al giudizio degli elettori. Concorrevano sotto bandiere diverse, ma le idee camminano con le gambe degli uomini, non viceversa. Non è davvero il caso di farne un problema.
Il club dei partiti fai ta te, dunque, registra un nuovo ingresso. Lino Leanza si trova in compagnia di Rosario Crocetta, il Megafono, Gianfranco Miccichè (Grande Sud), Saverio Romano (Cantiere popolare, Pid). A costoro bisogna aggiungere Raffaele Lombardo, Leoluca Orlando, Nello Musumeci per ragioni diverse. Raffaele Lombardo ha concepito, fatto nascere e crescere il Movimento per l’Autonomia, divenuto partito dei siciliani. L’ex presidente della Regione non ricopre alcun incarico formale, ma chi può dubitare in tutta onestà che l’Mpa-Pds non sia una sua creatura, viva e vegeta?
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha una Rete in progress. Vogliamo considerarlo un apolide?Nello Musumeci, per ultimo: senza di lui, Francesco Storace rimarrebbe orfano. Ha un gruppo parlamentare a lui intestato, non ha un partito, ma ha tale carisma e autonomia, consenso “personale” da non ammettere dubbi: è il capo virtuale di uno schieramento che si colloca nel centrodestra
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