Caro
Angelo Sidoti,
non
capisco dove sia la contraddizione che rileva fra quanto io ho
affermato e quanto afferma il dott. Subba. La trasparenza on line è
una grande rivoluzione prima ancora culturale che strumentale e non è
problema che si possa risolvere con la bacchetta magica perché
investe comportamenti sedimentati, modi di lavorare, le difficoltà
degli uffici sempre carenti di personale, sempre in affanno con le
scadenze. Una decina di anni fa ebbi ad occuparmi di controllo di
gestione negli enti locali: seguii alcune esperienze fra cui quella
di Reggio Calabria, scrissi un libro per il Formez, insegnai al loro
centro nazionale di Napoli ed all’Anciform di Roma. Questa
esperienza mi ha dato modo di capire, ancora più della mia
esperienza di Sindaco, quanto lenti e difficoltosi siano i processi
di innovazione in realtà come gli enti locali sempre sottoposti a
sollecitazioni diverse.
Per
questo mi pare apprezzabile la decisione del dott. Subba anche
perché, ancora un volta devo osservare, che la data del 20 luglio è
ordinatoria e non perentoria e quindi bisognerà considerare un
periodo di implementazione sperimentale. Inoltre proprio qualche
giorno fa, discutendo con la dott.ssa De Gregorio della pubblicazione
dei documenti on line questa mi faceva osservare come, via via che
l’esperienza si approfondisce ed investe tutto il complesso degli
atti comunali, sarà difficile che la gestione dei dati e
l’immissione in rete possa essere tutta gestita, come avviene ora,
all’interno affidandoci all’esperienza ed alla competenza di un
funzionario bravo ed efficiente ma che non ha solo questo incarico e
quindi bisognerà pensare di ricorrere ad un soft-house.
Quanto
al ruolo del portavoce, come certo sa, questa figura è stata
introdotta
ufficialmente dalla legge 150/2000, che detta appunto norme sulla
"Disciplina delle attività di informazione e comunicazione
delle pubbliche amministrazioni". L'articolo 6 della citata
legge gli affida l'incarico "dei rapporti di carattere
politico-istituzionale con gli organi di informazione" e
risponde, per i suoi atti, soltanto all'autorità di vertice per il
rapporto fiduciario che li lega. E’ chiaro che in una realtà
imitata
come è quella del Comune di Lipari è difficile sottrarsi ad un
rapporto diretto con i cittadini svolgendo una sorta di
intermediazione fra questi e gli uffici. Una intermediazione che, se
da una parte tende a rendere più prossimo il Comune, dall’altra
rischia di sommergere il portavoce di una serie di incombenze che
alla fine non può più gestire. Quindi quello di trasformarsi in un
canale del “diritto di accesso” va esercitato con prudenza e
possibilmente in casi, per così dire, patologici dove la mancanza di
circolazione di informazioni rischia di gettare un ingiusto
discredito sulla pubblica amministrazione.
Cordiali
saluti
Michele
Giacomantonio
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