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mercoledì 11 giugno 2014

Omicidio Biviano. "Cannistrà non agì da solo. Il complice, che ha inferto nove coltellate alla donna, è libero". Rese note le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di 30 anni per il manovale

Non era solo Roberto  Cannistrà, il 38enne manovale, quando alla  vigilia di Natale del 2011 la povera Eufemia  Biviano, 62 anni, morì nel suo piccolo garage di Quattropani. Un garage dove aveva nascosto i gioielli più belli e forse anche ii risparmi di una vita.
Così scrive oggi Nuccio Anselmo nella Gazzetta del sud riprendendo quelle che sono le motivazioni (diffuse in questi giorni e composte da 70 pagine) della sentenza con la quale il 10 gennaio scorso Roberto Cannistrà è stato condannato a 30 anni di carcere.
Le nove coltellate - si legge ancora - inferte a  bruciapelo dall'assassino tra il collo e l'addone, una devastante al cuore, la fecero crollare a terra. Il sangue le impediva di respirare, la sua triste fine fu troppo rapida per poter cercare aiuto.  
La Corte nella sentenza ha espresso una sua certezza " Il Cannistrà ha contribuito attivamente alla consumazione non solo della rapina ma anche dell'omicidio volontario". Ed ancora : " Il complice, invece, ha attinto la donna fronteggiandola ed inferendole ben nove coltellate - delle quali sette all'altezza del collo dall'alto verso il basso e due all'addome dal  basso verso l'alto - con sequenza molto ravvicinata". 
C'è un altro passaggio  della sentenza nel quale si evidenzia come, oltre ai gioielli della donna venduti al compra- oro di Messina, "appare altamente probabile che i preziosi non venduti dal Cannistrà al compra-oro e, diversi da quelli rinvenuti in sede di perquisizione, siano rimasti nella disponibilità del complice, rimasto impunito"
Altro fattore che viene evidenziato nelle motivazioni della sentenza è che "appare evidente che il Cannistrà, unitamente ad almeno un soggetto allo stato  non identificato, non abbia rovistato all'interno della casa,  ma si sia rivolto direttamente alla signora Biviano per impossessarsi del denaro e dei preziosi; che la vittima abbia potuto consegnare innanzitutto il denaro contenuto nel portamonete e, successivamente, abbia condotto gli aggressori all'interno del garage, ove verosimilmente custodiva i monili di maggiore importanza ed il denaro contante, lasciando la porta dell'abitazione aperta"

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