E' l'ascensore che dalla via Garibaldi di Lipari dovrebbe condurre al castello per permettere ai disabili ed agli anziani di poter visitare il museo e la rocca. La storia racconta che dal collaudo in poi ha funzionato per circa 10 giorni.
Chi ha studiato la situazione ha potuto rilevare che il microclima all’interno della “fossa”, alta più di 40 metri, è avverso, soprattutto per le parti metalliche che hanno subito un processo di “carbonatazione”. Tutto il sistema é stato aggredito dalla ruggine: le pulegge, le porte a sagoma inflessa della cabina hanno smesso di scorrere sui binari perché i cuscinetti d’acciaio, appositamente progettati, si sono arrugginiti.
L’opera è stata ideata dell’architetto Gesualdo Campo, ex direttore della Sovrintendenza di Messina.
Il progetto ha avuto i pareri favorevoli della soprintendenza di Messina. La cabina venne progettata appositamente da un’azienda di Catania.
La signora Madeleine Cavalier, fondatrice del museo archeologico di Lipari, insieme al professor Lugi Bernabò Brea, spesso raccontava come Brea era contrarissimo all’opera, anche perché l’operazione di scavo sul puntone della cinta muraria cinquecentesca, poteva, come poi accadde, compromettere i luoghi.
La costruzione della torretta d’arrivo dell’ascensore sul puntone di Carlo V, visibile da qualunque luogo per chi guarda la cinta dalla città bassa, è un neo alla bellezza della cittadella fortificata, sottoposta a vincoli di inedificabilità assoluta, archeologici e paesaggistici.
Oggi, per rimettere in moto il "mostro-ascensore" si parla di un minimo di 150.000 euro oltre ai costi di manutenzione che non si riescono ancora ad individuare e l'amministrazione comunale non ci pensa neanche lontanamente a firmare una convenzione con l'assessorato, perché é una spesa insopportabile per le casse del comune di Lipari
Nella foto: il corridoio che porta all'ascensore. Utilizzato nel passato per ospitare delle mostre
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