A proposito della riapertura della Chiesa dell'Immacolata di Michele Giacomantonio
Pare che per le feste di San Bartolomeo riaprirà la chiesa dell’Immacolata. E’ una bella notizia. Il progetto per ottenere i finanziamenti nel Piano Operativo Turismo fu inviato al Dipartimento del Turismo il 17 ottobre 1996. Riguardava il primo stralcio. Altri stralci furono finanziati negli anni seguenti. Nel 2001 i lavori erano praticamente ultimati salvo alcuni interventi secondari ed integrativi. Ci sono voluti otto anni per sciogliere i nodi burocratici e permettere che si venisse a capo della vicenda.
“Chapeau” all’Assessore Sparacino che sembra che si sia battuta caparbiamente perché tutti gli impedimenti fossero veramente superati. E “chapeau” anche per avere voluto mantenere l’intestazione al Maestro Sinopoli come la mia Amministrazione aveva deliberato.
Quello di restaurare la Chiesa dell’Immacolata e di ridarla – nel suo antico splendore - alla fruibilità dei Liparesi fu un mio desiderio ed un impegno costante lungo i sette anni di esperienza amministrativa. Quando nel 1994 divenni sindaco il monumento era in condizioni disastrose, addirittura a rischio, perché il taglio delle mura per realizzare la gradinata che collega via Garibaldi alla Chiesa Cattedrale – avvenuto all'inizio del 900 - ne avevano gravemente destabilizzato la struttura. Poi si era andati avanti tamponando in qualche modo, ma la chiesa restò agibile fino agli anni Sessanta, quando fu chiusa per motivi di sicurezza.
Questa Chiesa dell'Immacolata risale al 700, anzi alla seconda metà del settecento. Prima di quell'epoca esisteva una modesta cappella dell'Immacolata risalente al XIV-XV secolo, quindi prima della ruina del Barbarossa, che insieme ad altre due cappellette occupavano il terreno dove ora sorge l'Addolorata. Una cappella detta della Concezioncella fu edificata nel 1588 nell'area dove poi sorse la chiesa di Santa Caterina. Della realizzazione dell'attuale edificio se ne comincia a parlare nel dicembre del1746 quando la confraternita dell'Immacolata, preoccupata dell'avanzato stato di fatiscenza della Concezioncella, ed incoraggiata dalla disponibilità di aree vicine lasciate libere dai proprietari che si erano stabiliti nella città bassa, decisero di erigere una nuova e assai più capace struttura a tre navate. Per far questo chiese l'autorizzazione al vescovo dell'epoca Mons. Francesco Miceli assicurando che i costi sarebbero stati sostenuti dalla Confraternita, che aveva risorse ed immobili consistenti, e da benefattori privati. Occorsero sette anni per realizzare l'opera e nel 1754 la chiesa, benchè non rifinita in ogni sua parte venne aperta al culto. Gradatamente si fecero eseguire le tele dipinte e le statue e, infine, intorno al 1790-92, giunsero i marmi della balaustra, dell'altare maggiore e del pavimento. Nell'aula centrale, vicino al coro, i membri della confraternita si fecero scavare l'ipogeo per le loro sepolture. L'organo, della fabbrica Mancini, fu collocato in cantoria nel 1792. Un consistente intervento di restauro si ebbe nel 1896.
Proprio la Chiesa dell'Immacolata fu teatro nel dicembre del 1902 di uno di quegli episodi di forte tensione fra il Vescovado e l'Amministrazione pubblica che caratterizzarono la nostra storia locale dall'Unità d'Italia fino all'arrivo a Lipari di Mons. Bernardino Salvatore Re. Il 26 febbraio del 1902 fa la sua comparsa il disegno di Legge Zanardelli per l'istituzione del divorzio che scatena una polemica forte fra laici e cattolici. Il Vescovo di Lipari, Mons. Nicolò Maria Audino, nominato da poco ( aveva preso possesso della Diocesi il 12 marzo 1899), giovane ( all'epoca della nomina aveva solo 37 anni), fervente democratico ma altrettanto intransigente cattolico, decide di dedicare la novena dell'Immacolata nella chiesa dell'Immacolata proprio a questo tema e fa venire, da fuori, valenti ed efficaci predicatori. In paese vi era una grande attesa e la chiesa era strapiena. Ma quando il primo oratore stava per prendere la parola intervenne il commissario di polizia e impose lo scioglimento dell'assemblea. Vi fu un momento di grave tensione ma intervenne lo stesso Vescovo ed esortò i fedeli a lasciare la chiesa perchè – come ebbe a scrivere in una lettera pastorale del 12 gennaio 1903 - “da prudenza consigliati dovemmo cedere alla forza per evitare altri malanni”.
Oggi, dicevamo all'inizio, la chiesa riapre e la notizia ci riempie di gioia. Ma tre cose vorremmo raccomandare all'Amministrazione, magari per mezzo dell'assessore Sparacino che si è presa così a cuore questo tema:
1) esiste un protocollo di intesa fra il Comune e la Curia per l'utilizzo della Chiesa firmato quand'ero Sindaco con il Vescovo Mons Marra, che – pur mantenendo la destinazione al culto dell'edificio, autorizza il comune ad adoperarlo come Auditorium. Siamo felici che l'apertura si inauguri con una mostra sulle effigi di San Bartolomeo che è da anni che attendiamo di potere ammirare a Lipari, ma speriamo anche che a questa lodevole iniziative altre ne seguano e che, magari in occasione del 9 maggio del 2100, in ricordo del concerto che Sinopoli tenne in Cattedrale nel 1995, si possa assistere all'Immacolata ad un concerto in onore di Sinopoli.
2) L'edificio, dopo i lavori, è rimasto chiuso per molti anni. In questo periodo ci sono stati movimenti di assestamento delle strutture e qualche crepa si è aperta anche nel tetto che hanno procurato infiltrazioni di piogge. Sarebbe importante che l'Amministrazione trovi un nuovo finanziamento per compiere questi lavori di restauro evitando che vada avanti un processo di degrado.
3) In seguito agli scavi archeologici la chiesa è rimasta senza sagrato. E' stato un problema che a mio tempo posi alla Sovraintendenza ed alla direzione del Museo. Credo che si possa effettuare una copertura a giorno degli scavi che si trovano di fronte ai gradini della chiesa perchè il tempio ma anche l'auditorium abbiano uno spazio che ne agevoli l'entrata e l'uscita del pubblico.
Michele Giacomantonio