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sabato 7 novembre 2009

Il giusto riconoscimento al "pater familias" e l' incredibile perdita di vista dei problemi (grossi) della collettività (di Pino Martinucci)

Riceviamo dall'amico Pino Martinucci e volentieri pubblichiamo:
Caro Salvatore,
mi trovo attualmente in una città del nord Italia per motivi familiari e mi capita spesso , anche più volte al giorno, di collegarmi al tuo ed altri siti locali per saperne di più su quello che accade a Lipari.
Mi hanno colpito due eventi in particolare: il primo gioioso, coinvolgente e affettuoso come si può essere affettuosi verso il “pater familias”. Ebbene sì, sto parlando delle tante manifestazioni di simpatia tributate e da tributare in questi giorni al Prof. Iacolino alle quali, a mia volta, mi voglio associare dovendogli tantissima riconoscenza per aver ridestato in me, in un torrido mese di agosto di tanti anni fa, con il suo metodo sobrio e coinvolgente, la fame di sapere e l’interesse per la storia. Grazie Professore, tutta Lipari, e non solo, Le deve riconoscenza e rispetto.
Il secondo evento è assai più deprimente, carissimo Salvatore, assai: fino a quando tu sei a Lipari, immerso nella routine quotidiana, con tutte le contraddizioni, gli imprevisti e i diktat di “cu si svigghia prima à matina”, non fai tanto caso al succedersi degli eventi, quasi rassegnato a subirli ; ma quando sei fuori dal nostro guscio, cominci a chiederti “ma davvero succede questo a Lipari ?” Ma davvero si continua a fare polemica su questo o quell’assessore o su quello che doveva essere e non lo è stato ? Non è che guardando queste piccole cose dozzinali, quasi di bottega, si perdono invece di vista problemi grossi come una casa ?
Possibile che si sia perso di vista il bene comune senza fare ulteriore “curtigghiu” cioè l’avvenire dei nostri figli e si continui invece a mendicare presso questo o quell’assessorato o ministero (rigorosamente minuscolo, n.d.s.), un tavolo di trattative per discutere, né più né meno, di aria fritta, tanto “les jeux sont faits”
Lipari non vive più di agricoltura, né di industria, né di pesca: vive ormai, fino a quando i visitatori ci onoreranno della loro presenza, di turismo. E a questa grandissima, preziosa e unica risorsa, dobbiamo rivolgere tutti i nostri sforzi, dal sottoscritto, semplice cittadino che di turismo ci vive, alle cariche istituzionali del nostro Comune, le quali debbono, lo devono ai nostri figli, mostrare i denti, sì i denti, a 32, 64 denti o più se necessario.
Bisogna T-U-T-E-L-A-R-E tutto quanto ad esso connesso, a cominciare dai trasporti.
Se Pino Martinucci in viaggio dal Nord Italia, giunto a Milazzo in un paio d’ore, subirà disservizi, aspettando una nave che non c’è, pazienza, si incavolerà e magari pernottando a Milazzo, farà mente locale citando il Principe di Salina nel Gattopardo. Se invece di Pino Martinucci giungerà a Milazzo un turista che subendo lo stesso trattamento giurerà a sé stesso di non venire più alle Eolie, allora questa grave perdita in termini economici e tutto quello che ne consegue, le nostre Istituzioni dovranno spiegarlo ai nostri figli.
Io personalmente, dopo 31 anni di lavoro in un noto albergo dell’isola, non ce la faccio a spiegarglielo.
Ti saluto caramente.
Pino Martinucci