(Peppuccio Subba- Gazzetta del Sud) Da Patrimonio dell'umanità a "oasi" per insetti che s'annidano tra le erbacce. Succede a Lipari. Il ricco patrimonio storico-culturale delle Eolie è conservato nel prestigioso museo archeologico Regionale di Lipari, diretto dall'architetto Michele Benfari, definito "un tempio di livello mondiale" dagli studiosi e cultori del mondo antico. Il museo e le aree archeologiche adiacenti, ubicate nel castello, sono ben curati ed esercitano un forte richiamo turistico anche perché sono sede di importanti eventi culturali. Interessanti reperti archeologici sono stati lasciati nelle stesse trincee di scavo in cui sono stati rinvenuti. Ma, purtroppo, sono esposti al "pericolo verde". Infatti, le aree sono diventate l'habitat di una disordinata vegetazione, tanto rigogliosa da comprendere persino essenze legnose. Le piante infestanti crescono al punto da ricoprire interamente i reperti, che così, rischiano di venire danneggiati dagli effetti distruttivi delle radici.
A rischio è il parco archeologico di contrada Diana di Lipari, dove è stata ricomposta buona parte delle 2.500 tombe, rinvenute nella stessa necropoli. Si tratta di sarcofagi litici o in mattoni crudi del V-IV e della seconda metà del III secolo a.C. nonché ipogei funerari con nicchie per cinerari (II secolo a.C.) e sepolcri a cappella funeraria di età imperiale romana (I-II secolo d.C.). L'incolta vegetazione, oltre a danneggiare i preziosi monumenti della necropoli greco-romana, espone al grave rischio di incendio le abitazioni circostanti e, in particolare, la stazione dei Carabinieri che sorge a confine dell'area archeologica. Le erbacce, inoltre, costituiscono l'ambiente congeniale per la nascita e la riproduzione di insetti e parassiti di ogni genere. Ad essere soffocati dalla vegetazione spontanea e dai rifiuti sono altri importanti monumenti, lasciati all'aperto nell'isola di Lipari, come l'altare quadrangolare del santuario dedicato a Demetra e Kore, la torre d'ingresso alla città, da cui i romani, nel 252 a.C., espugnarono e distrussero Lipari, nonché la cinta muraria greco – romana eretta a difesa dell'abitato. Anche l'area archeologica, posta accanto allo stabilimento termale di San Calogero, è pressoché scomparsa sotto la vegetazione, che ha già danneggiato parte della grande piscina termale.