Decreto sui punti nascita per ora accantonato. È passata in Commissione sanità la proposta del presidente Giuseppe Laccoto: moratoria di un mese del decreto dell'assessore Massimo Russo e approfondimento dei criteri sulle deroghe, specie per quanto riguarda Messina provincia più penalizzata (dal capoluogo a Lipari e Mistretta).
Questa ieri mattina la conclusione dei lavori che hanno registrato l'appassionata partecipazione al dibattito di una ventina di deputati a conferma di quanto il Piano di riordino abbia suscitato reazioni e proteste nei centri minacciati di chiusura.
L'assessore Russo ha spiegato le ragioni del provvedimento cui hanno collaborato esperti come i professori Giuseppe Ettore e Paolo Scollo della Società italiana di ginecologia i quali hanno illustrato dati e criteri seguiti, con l'obiettivo di una riqualificata rete di assistenza che garantisca al meglio le puerpere, quindi privilegiando la sicurezza dell'intervento e la qualità delle prestazioni che evidentemente in centri dove avvengono almeno 500 parti l'anno non è comparabile con altri che presentano numeri minimi. Russo ha ricordato come l'accordo nazionale Stato-Regioni fissi anzi la chiusura laddove non si raggiungono mille parti all'anno. Comunque ha dichiarato la sua disponibilità al rinvio.
Nelle more, anche in considerazione dell'impatto registratosi in alcuni centri (Lipari, Pantelleria, Petralia Sottana, Cefalù), Laccoto ha convocato una nuova riunione estesa alla partecipazione dei sindaci dei territori interessati oltre che degli esperti della Società di ginecologia per giungere a una revisione dei criteri delle deroghe.
Intanto è stata apprezzata la proposta avanzata nei giorni scorsi dal deputato medico Giuseppe Picciolo (Pd): prevedere nei presìdi accorpati un pronto soccorso h-24 di ostetricia con le dotazioni strutturali indispensabili previste dai protocolli. «Ma - ha detto chiaro Picciolo a Russo - prima la dotazione, poi il provvedimento, insomma ..."pagare moneta, vedere cammello" per non ripetere quanto è già accaduto, ossia accorpare con la promessa di dotazioni di sale parto che poi non arrivano».
Giuseppe Buzzanca (Pdl), anche lui deputato-medico ha chiesto che il dibattito si trasferisca in Aula «vista la complessità e la delicatezza dell'argomento e ritenendo che le scelte potrebbero danneggiare irrimediabilmente alcuni comuni».
Per Filippo Panarello (Pd) "vi sono realtà nelle quali il primo criterio da seguire non può che essere quello della qualità della vita e del diritto alla salute: in questo senso i cittadini delle isole minori vanno garantiti sotto ogni punto di vista, a cominciare dal diritto di nascere in totale sicurezza e senza disagi".
Roberto Corona (Pdl) ha rilevato che «la politica deve avere capacità di ascolto e di proposta per soddisfare i reali bisogni della popolazione e del territorio. Il rinvio di trenta giorni sottolinea la necessità di allargare le deroghe agli ospedali che sono sotto i 500 punti e per la provincia di Messina ha insistito nella conferma dei tre punti nascita in città (Policlinico, Papardo e Piemonte); in provincia oltre a Milazzo, Patti, Sant'Agata e Taormina, anche Lipari e Mistretta».
Giovanni Ardizzone (Udc) ha criticato tutto il sistema sanità esprimendo un giudizio negativo sugli esiti della riforma, e quanto ai punti nascita: «i numeri lasciamoli ai ragionieri, la politica deve farsi carico dei momenti di disagio delle zone che versano in forte difficoltà»
L'assessore Russo tuttavia ha fatto chiarezza su diversi punti contestati, invitando a spiegare ai cittadini senza demagogia o convenienze politiche, il reale perchè dei provvedimenti: «La Sicilia, in passato, ha fatto registrare indici di mortalità superiori alla media nazionale e il provvedimento mira a garantire alle pazienti e agli operatori sanitari le condizioni di massima sicurezza potenziando i servizi di trasporto per le emergenze neonatali (Sten) e per il trasporto materno-assistito (Stam), sviluppando l'attività dei consultori, implementando le metodologie del parto indolore e riducendo i parti cesarei».
Per Russo «la riconversione dei punti nascita prevede che sia mantenuta l'assistenza nei presidi ospedalieri con un ginecologo (h 12) e un'ostetrica (h 24) che valuteranno le condizioni delle pazienti e l'eventuale necessità di un trasferimento con un'ambulanza dedicata».
«Per venire incontro alle esigenze dei territori - aggiunge - in linea con il Piano sanitario, abbiamo individuato i criteri adottati per le cinque deroghe (Corleone, Nicosia, Bronte, Mussomeli e Santo Stefano di Quisquina): la difficoltà di garantire, entro un'ora, il trasferimento delle pazienti verso strutture di secondo livello, l'ampiezza dell'area territoriale di riferimento e una media, nel quinquennio, di almeno 150 parti all'anno».
L'assessore Russo parla anche della situazione nelle isole, ricordando che «a Lipari si è registrata negli ultimi anni una percentuale molto elevata di bambini con pesanti deficit dovuti al parto. A Lampedusa che è una grande isola non è previsto il punto nascita ma solo un poliambulatorio eppure anche le mamme dell'isola, oltre alle tante donne immigrate, hanno partorito regolarmente e con la massima assistenza»
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