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sabato 9 febbraio 2013

IL TURISMO E I CAPRI ESPIATORI IL CIRCUITO DEL MITO REPLICA A BATTIATO

di Salvo Presti* -
Il clamore mediatico seguito a notizie diffamatorie diffuse a mezzo stampa sulla gestione delle risorse  dell’Assessorato del Turismo richiede doverose precisazioni.  Non è concepibile offrire al pubblico, in modo superficiale, capri espiatori con informazioni grossolane senza imprescindibili distinzioni e approfondimenti. Ad esempio le mostre a cui, nei giorni scorsi e a più riprese, si è  fatto riferimento, per presunti eccessi di  budget, senza descriverne i protagonisti, le sedi prestigiose in cui si sono svolte e soprattutto i criteri  artistici che ne costituivano l’anima, sono state scelte dal sottoscritto, in qualità di direttore artistico, non  solo per l’indiscutibile valenza internazionale, (ad esempio: Jimenez Deredia è il primo artista non europeo  che espone una sua opera all’interno della Basilica Vaticana e la dimensione artistica mondiale di Giò  Pomodoro è scontata) ma anche con il preciso intento di rispondere alle finalità ultime e fondanti delle  risorse europee: realizzare eventi di forte attrazione turistica per generare un effetto benefico sul territorio.
La storica frammentazione delle risorse europee  in infiniti rivoli e su eventi di immediato consumo e di  difficile promozione e pianificazione, soprattutto a causa di una lentissima ed ostica macchina organizzativa e burocratica, rispondeva, in passato, a logiche assistenziali e improduttive che nulla hanno a che vedere  con le linee guida delle risorse comunitarie. Le mostre in questione appartengono, invece, ad una dimensione progettuale complessiva pensata per  supportare e incrementare i flussi turistici in un momento di crisi economica lacerante. Anche grazie a tale progettazione si è  registrato in ambito turistico nel corso del 2011 e nel primo semestre  del 2012, in controtendenza con le flessioni di ogni settore, un sensibile aumento delle presenze, dati  riscontrabili presso le fonti dell’Osservatorio turistico regionale e sui rapporti di Bankitalia.
Le mostre hanno infatti una permanenza temporale, in virtù della quale si moltiplicano gli effetti benefici sul territorio e si valorizzano i beni culturali che le ospitano. Dalle mostre si generano ulteriori economie riguardanti gli operatori del settore  turistico e non: ricezione  alberghiera, ristorazione, agenzie, trasporti, commercio, ecc. Queste, in estrema sintesi, sono le ragioni che mi hanno spinto a puntare su eventi di alto profilo  internazionale . A ciò si aggiunga che quella contaminazione tra classicità e  contemporaneità di cui si parla  come criterio ispiratore per la futura programmazione dell’assessorato era già nelle corde artistiche di  quelle scelte, ed è stata in parte realizzata proprio attraverso quelle mostre.
Non c’era la Gioconda ma era prevista, tra le altre iniziative di qualità, poi bloccate nella giungla  amministrativa e dall’applicazione rigida del patto di stabilità da parte del Governo nazionale, una mostra  sui capolavori siciliani di Antonello da Messina. I dettagli dei costi e i budget analitici corredati dal progetto esecutivo sono stati inviati agli uffici  competenti e dopo  puntuali verifiche e  controlli trasmessi alla Corte dei Conti e regolarmente vistati e  ratificati. Gli oneri delle mostre internazionali di artisti riconosciuti ed apprezzati sui mercati italiani ed  esteri potrebbero sembrare, ad una valutazione sprovveduta, eccessivi, quando non si tenga conto di voci  di spesa altamente incidenti quali i trasporti di opere di grandi dimensioni, le assicurazioni, le royalties, gli  allestimenti, i testi critici, le azioni di marketing, ecc… Basterebbe confrontare questi dati con analoghe iniziative realizzate in Italia e nel mondo per rendersi  conto della pretestuosità di certe polemiche.
Il risalto mediatico riscontrato dal Mito contemporaneo (si veda: www.ilmitocontemporaneo.it) nelle principali testate di informazione nazionale e di settore (tra gli altri: La Repubblica, Il Corriere della  Sera, Il Mondo, Il Venerdì di Repubblica, Rolling Stone, Oggi, Arte e Critica, ecc.) dimostra quale riscontro  per l’immagine della Sicilia possa inoltre scaturire dalla presenza dell’Arte contemporanea nei luoghi senza  tempo dell’antichità.   2 Si può comprendere la critica, è legittima, soprattutto se si descrivono fino in fondo le motivazioni, ma di  fronte a parole così violente  forse è bene ricordare che in tema di risorse pubbliche i pregressi di molti  soggetti, oggi nei panni dei fustigatori, potrebbero essere sottoposti a critiche e/o a seri dubbi.
Sarebbe opportuno valutare in modo più serio l’intera progettualità, sia quella realizzata, sia quella  predisposta nei dettagli e non concretizzatasi  per varie ragioni non dipendenti dalla volontà della direzione  artistica, così come la declinazione tematica, lo sguardo dedicato alla drammaturgia contemporanea e alla  rilettura del mito, alla mappatura dettagliata e tecnica dei luoghi in cui svolgere gli eventi. Se poi non vi è stata la giusta risonanza mediatica, nonostante i dettagliati piani di programmazione e  comunicazione e soprattutto di promozione all’estero in linea con i dati dei flussi preesistenti,  presentati in sintonia con il piano artistico, non è certo da addebitare alla direzione artistica.
La stessa direzione artistica ha lavorato, nonostante le reiterate richieste formali inoltrate al Servizio  Turistico regionale di Palermo, in condizioni inimmaginabili, senza collaboratori, senza un ufficio degno di  questo nome, senza un collegamento internet, senza un telefono, senza gli strumenti basilari per svolgere  le proprie funzioni. E con una vicenda contrattuale dai contorni paradossali. Non si può entrare nell’agone mediatico con approssimazione e sommarie, non documentate e  gratuitamente denigratorie illazioni e, soprattutto, senza uno sguardo attento ai meccanismi così complessi  e delicati della macchina regionale. E’ proprio a causa di questi meccanismi tortuosi, che spesso scivolano nei pantani dell’inefficienza, delle  ritrosie, dei ritardi, dei conflitti interni, che “Il circuito del mito” è diventato così controverso.
Ed è su questi meccanismi, sulle mille norme contraddittorie, che il politico e l’amministratore virtuosi ed  anche la stampa, dovrebbero concentrarsi per dare un contributo  autentico con l’obiettivo di costruire un  sistema più equilibrato che possa finalmente favorire la crescita in questa terra martoriata. Questa esperienza ha trovato respiro in una memoria molto più analitica, spero un giorno possa essere un  piccolo contributo per quanti avranno veramente lo spirito e la volontà di comprendere quali sono gli anelli  deboli di un ingranaggio malato, quali sono gli errori che paralizzano i meccanismi virtuosi delle risorse,  quali le strade per evitare la giungla spietata delle contrapposizioni amministrative atrofizzanti e superare ostinatamente la tentazione di raccontare, per l’ennesima volta, che la Sicilia è irredimibile.
*Direttore artistico del Circuito del Mito

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