Competition is competition. Sano antagonismo o un duello all’ok Corral? Rosario Crocetta ha lanciato il guanto di sfida. Il Megafono, ha detto, compete per vincere le elezioni al Senato in Sicilia, può già contare su un risultato a due cifre e non teme avversari. Nemmeno “amici”. Anche il Pd è un competitore. Fa parte della stessa famiglia, ma deve misurarsi con il Megafono.
Ciò che accade in Sicilia non ha eguali nel resto del Paese in questa campagna elettorale. Crocetta, iscritto al Pd, concorre con i democratici alla ripartizione dei seggi del Senato. Se Il Megafono dovesse sorpassare il Pd e la coalizione di centrosinistra ottenesse più voti degli avversari, sarebbe il Megafono, e non la casa madre,ad assicurarsi la fetta di torta più grande, addirittura undici seggi su quattordici.
Questa prospettiva, ritenuta concreta dal presidente della Regione, ha mobilitato il Movimento e moltiplicato l’impegno. La competizione con il Pd sarà una guerra fratricida ma è ciò che serve per aspirare al successo.
Il guanto è stato lanciato. Non solo nelle piazze, conferenze stampe, raduni e annunci, ma con iniziative concrete. L’ex ministro Cardinale ha aiutato il governo a raggiungere la sospirata maggioranza assoluta a Sala D’Ercole. La nascita di un nuovo gruppo parlamentare, composto da otto deputati e federato con il gruppo del Megafono, porta a 46 il numero dei parlamentari che sostengono l’esecutivo, che sulla carta non dovrebbe avere più problemi nei confronti parlamentari sulle sue iniziative legislative.
Il governo esce, virtualmente, dal tunnel. E’ una condizione che può avere conseguenze positive anche alle urne, perché i deputati che fanno parte del nuovo gruppo, provengono da formazioni politiche che alle regionali raccoglievano suffragi altrove. Cardinale, sponsor dell’operazione, sostiene che la nuova linfa porterà 50 mila voti al Megafono di Crocetta.
Nel Pd si assiste all’ascesa del Megafono con animo lacerato. Il successo del movimento potrebbe regalare al centrosinistra il premio di maggioranza al Senato e dare così una mano al partito nel raggiungimento dell’obiettivo più importante, la maggioranza a Palazzo Madama. Se la Sicilia fosse determinante, il Megafono e il suo promotore, Crocetta, verrebbero portati in processione a Roma da Bersani e soci.
Ma c’è l’altra faccia della medaglia: la concorrenza del Megafono non trova certo i leader democratici siciliani tutti felici e contenti, sia perché potrebbe insidiare l’elezione dei candidati Pd, quanto per l’ascesa di Crocetta. Il governatore ha rubato la scena a tutti e messo all’angolo, di fatto, il partito e il suo gruppo dirigente. Competition is competition, appunto.
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