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domenica 17 marzo 2013

ARS: PIÙ GRUPPI PARLAMENTARI, MA MENO POLTRONE E BENEFIT

di Salvatore Curreri -
Quando si solleva troppa polvere, si perde di vista il vero obiettivo. Così è accaduto nei commenti a margine della decisione – non unanime – del Consiglio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, di autorizzare la permanenza dei gruppi consiliari di PID – Cantiere Popolare e Grande Sud.
Molti a polemizzare, a gridare allo scandalo della moltiplicazione dei gruppi e all’ennesimo spreco di risorse pubbliche. Pochi che si siano presi la briga di prendersi in mano il regolamento dell’Assemblea, dove è scritto chiaramente che l’Ufficio di Presidenza può autorizzare la costituzione di un gruppo con meno di cinque deputati (il minimo prescritto) se composti da deputati eletti in almeno due circoscrizioni che rappresentino partiti o movimenti organizzati nell’intera Regione (art. 23.2). Da sempre, in presenza di tali requisiti, la Presidenza ha autorizzato tali gruppi.
I due gruppi in questione rispondono pienamente a tali requisiti: il gruppo PID – Cantiere popolare è composto da quattro deputati, eletti in tre circoscrizioni diverse (Palermo, Catania, Agrigento); il gruppo Grande Sud è composto da tre deputati (Grasso, Cimino e Lantieri eletti rispettivamente nei collegi di Messina, Agrigento e Enna). Quindi, piaccia o meno, queste sono le regole, finché non le si cambia vanno rispettate: dura lex, sed lex!
Tra l’altro è bene ricordare che prima della riforma voluta dall’allora Presidente Micciché, creare un nuovo gruppo consiliare era economicamente conveniente. Oggi non è più così perché il contributo è pro capite per ciascun deputato. Quindi i costi maggiori che l’amministrazione dovrà sopportare derivano indirettamente dalle strutture e dagli apparati di servizio che devono essere messi a disposizione dell’attività politica dei gruppi in questione. Si provveda, se si vuole, a ridurre tali costi ma non si neghi il diritto di tali gruppi a rimanere come tali.
E allora dov’è lo scandalo? Come sempre il diavolo si annida nei dettagli, in questo caso nella composizione del Consiglio di Presidenza e nei benefit che spettano a coloro che ne fanno parte.
Riavvolgiamo il nastro ed andiamo alla seduta del 14 dicembre 2012. A quel tempo i due gruppi in questione erano composti entrambi da cinque deputati per cui si erano costituiti di diritto. In quanto tali, essi avevano diritto ad essere rappresentanti nel Consiglio di Presidenza (art. 4.5 reg. Ars) e, poiché ne erano rimasti esclusi, in quella seduta furono eletti in loro rappresentanza altri due segretari (S. Cascio per PID – Cantiere Popolare, Lantieri per Grande Sud), oltreché Lo Giudice per l’ex gruppo Territorio (ora Democratici Riformisti per la Sicilia, esso sì vera pietra dello scandalo perché gruppo senza corrispondente lista elettorale!).
Oggi tali gruppi, come detto, sono rimasti tali ma a diverso titolo: prima costituiti di diritto, ora autorizzati. Cambia qualcosa? Certo. Prima, in quanto costituiti di diritto, essi avevano diritto a rimanere nel Consiglio di Presidenza. Oggi non più perché autorizzati.
Il regolamento mi pare parli chiaro. Solo i gruppi composti da almeno cinque deputati hanno diritto ad essere rappresentati nella Presidenza tramite l’elezione di segretari suppletivi (art. 4.5 reg. Ars). Tali segretari, una volta eletti, non rimangono in carica per sempre ma possono decadere se passano ad altro gruppo consiliare già rappresentato o se il gruppo d’appartenenza al momento dell’elezione viene meno (art. 4.8).
Sottilmente si potrebbe obiettare che i due gruppi in questione non sono “venuti meno” ed anzi, rimangono in vita, perché a ciò autorizzati. Ma è facile replicare (il giurista aggiungerebbe: secondo il combinato disposto dei commi 5° e 8° dell’art. 4 reg. Ars), che tali segretari suppletivi sono eletti solo perché rappresentano gruppi costituiti di diritto per cui decadono non solo quando essi si sciolgono definitivamente ma anche quando non sono più tali, perché autorizzati. Qui sta il problema, insieme ai costi aggiuntivi che l’essere membro del Consiglio di presidenza comporta (indennità di funzione ebenefit vari).
Bene dunque ha fatto il Consiglio di Presidenza ad autorizzare la costituzione di questi due gruppi. Nello stesso tempo però esso avrebbe dovuto considerare decaduti dalla carica di segretario i due rappresentanti del PID e di Grande Sud, perché eletti in rappresentanza di gruppi parlamentari non più costituitisi di diritto ma autorizzati.

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