Entro il mese di luglio dovrebbe concludersi la storia quinquennale del Popolo della Libertà: Angelino Alfano ha annunciato il ritorno di Forza Italia, il partito nato da Pubblitalia, creato da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, che in Sicilia fu affidato a Gianfranco Miccichè.Non mancano i mal di pancia – è il caso di Fabrizio Cicchitto – ma il gruppo dirigente del Pdl di provenienza forzista pare ormai allineato e coperto. Silvio Berlusconi medita da tempo il ritorno al futuro, propugnato con grande vivacità da Daniela Santanché e, recentemente, con altrettanta determinazione da Stefania Prestigiacomo.
Dopo la scissione finiana e, di recente, l’uscita di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni – che hanno fatto nascere Fratelli d’Italia – l’area ex An del Pdl è praticamente inesistente. La nascita di Forza Italia riporta l’orologio indietro di cinque anni, alla vigilia dell’unificazione, che sancì una rigida composizione dei ruoli chiave nel partiti (fu stipulato un regolare contratto che assegnava agli ex AN il 30 per cento di cariche politiche ed istituzionali).
La ri-nascita di Forza Italia “certifica” la cancellazione di questa esperienza e costringe gli ex AN a guardarsi attorno e trovare un antidoto al forzismo imperante. Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno ed Altero Matteoli non sembrano intenzionati a lasciare Berlusconi, ma anche loro, forse con l’eccezione di Gasparri, potrebbero essere obbligati a prendere in considerazione la necessità di un ripensamento.
Gli occhi sono puntati, ancora una volta, sulla Sicilia dove la scissione finiana fu tenuta a battesimo e incoraggiata dall’ex forzista Gianfranco Miccichè, il quale diede vita al Pdl siciliano prima, ed a un suo partito poi, la fronda che avrebbe terremotato il Pdl nel 2010, appena due anni e mezzo dopo la sua nascita
Con la fine formale del predellino la diaspora della destra – che rischia l’estinzione nel calderone berlusconiano – potrebbe trovare le buone ragioni per ritrovarsi. I siciliani Nania e Formica, messinesi, non hanno fatto mistero del loro disagio; il siracusano Vinciullo si è ribellato, subendo una sospensione dal partito, Carmelo Briguglio, Lo Presti e Fabio Granata cercano di rimettere in sesto quel che resta dell’esercito finiano, mentre Nello Martellucci, leader della Destra di Storace, vittima delle faide pdielline alle regionali, assiste con interesse all’evoluzione degli eventi.
Ignazio La Russa potrebbe essere il catalizzatore della riunificazione, ma la sua proverbiale fedeltà con il Cavaliere costituisce una seria remora per i finiani. I rapporti personali, deteriorati a causa delle note vicende politiche, ed il rapporto con Forza Italia di Silvio Berlusconi sono un ostacolo verso la marcia di riavvicinamento.
Forza Italia, infine, potrebbe indurre Gianfranco Miccichè a ritornare all’ovile. Grande Sud, il partito che ha messo in piedi, non gli ha regalato grandi soddisfazioni. Si tratterebbe, del resto, di restare dov’è. Deve a Silvio Berlusconi l’ingresso al governo, non a Grande Sud.
Dopo la scissione finiana e, di recente, l’uscita di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni – che hanno fatto nascere Fratelli d’Italia – l’area ex An del Pdl è praticamente inesistente. La nascita di Forza Italia riporta l’orologio indietro di cinque anni, alla vigilia dell’unificazione, che sancì una rigida composizione dei ruoli chiave nel partiti (fu stipulato un regolare contratto che assegnava agli ex AN il 30 per cento di cariche politiche ed istituzionali).
La ri-nascita di Forza Italia “certifica” la cancellazione di questa esperienza e costringe gli ex AN a guardarsi attorno e trovare un antidoto al forzismo imperante. Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno ed Altero Matteoli non sembrano intenzionati a lasciare Berlusconi, ma anche loro, forse con l’eccezione di Gasparri, potrebbero essere obbligati a prendere in considerazione la necessità di un ripensamento.
Gli occhi sono puntati, ancora una volta, sulla Sicilia dove la scissione finiana fu tenuta a battesimo e incoraggiata dall’ex forzista Gianfranco Miccichè, il quale diede vita al Pdl siciliano prima, ed a un suo partito poi, la fronda che avrebbe terremotato il Pdl nel 2010, appena due anni e mezzo dopo la sua nascita
Con la fine formale del predellino la diaspora della destra – che rischia l’estinzione nel calderone berlusconiano – potrebbe trovare le buone ragioni per ritrovarsi. I siciliani Nania e Formica, messinesi, non hanno fatto mistero del loro disagio; il siracusano Vinciullo si è ribellato, subendo una sospensione dal partito, Carmelo Briguglio, Lo Presti e Fabio Granata cercano di rimettere in sesto quel che resta dell’esercito finiano, mentre Nello Martellucci, leader della Destra di Storace, vittima delle faide pdielline alle regionali, assiste con interesse all’evoluzione degli eventi.
Ignazio La Russa potrebbe essere il catalizzatore della riunificazione, ma la sua proverbiale fedeltà con il Cavaliere costituisce una seria remora per i finiani. I rapporti personali, deteriorati a causa delle note vicende politiche, ed il rapporto con Forza Italia di Silvio Berlusconi sono un ostacolo verso la marcia di riavvicinamento.
Forza Italia, infine, potrebbe indurre Gianfranco Miccichè a ritornare all’ovile. Grande Sud, il partito che ha messo in piedi, non gli ha regalato grandi soddisfazioni. Si tratterebbe, del resto, di restare dov’è. Deve a Silvio Berlusconi l’ingresso al governo, non a Grande Sud.
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